Foto: Massimo RENZI ©
(di Chiara Pallocci) La lunga e attenta preparazione del pesto genovese: il basilico buono, rigorosamente ligure, olio, quattro patate piccole, parmigiano e pecorino sardo, 500 grammi di trenette. Venti pagine di descrizione, minuziosa e tecnica, un’impostazione di vita. Così si apre “Sono ancora un bambino (ma nessuno può sgridarmi) “, curiosa autobiografia del “King of Pesto” e colonna del cinema italiano, Giancarlo Giannini. Attore, doppiatore, regista, ieri, con la sua voce, calda e inconfondibile, ha incantato la platea di Liberi sulla Carta 2019, raccontandosi in un’eclettica intervista condotta dalla giornalista Marta Perego.
Piccoli aneddoti e grandi storie. L’intesa, profonda e incorruttibile, con Lina Wertmüller (“Un genio che sa lavorare sia alla macchina da presa che al montaggio”, dice) e Mariangela Melato. L’incontro con le grandi star di Hollywood, il film con Marlon Brando, Steven Spielberg che gli rivela di essersi ispirato, per l’ultima scena di “E.T.” a “Miracolo a Milano”, di De Sica.
“Il mestiere dell’attore è un’alternativa alla realtà e all’omologazione – scherza, seriamente, dal palco – Io non ho mai capito il concetto di entrare dentro ad un personaggio. Ma perché dovrei farlo? Il personaggio si rappresenta. L’attore è un plagiatore. Lo spettacolo è parlare, è dialettica”.
Attore per caso, figlio di inedite coincidenze, come spesso accade ai grandi: “Io sono prima di tutto un perito elettronico – asserisce – Dopo il diploma fui addirittura chiamato in Brasile, nel centro in cui si studiavano i primi satelliti artificiali. Una roba da monaci, a 300 miglia dalla città più vicina. Dovevo però fare il militare e ottenni un rinvio all’anno successivo. Dal militare, però, mi riformarono. Un amico, a Napoli, mi disse, hai una bella voce, perché non fai la selezione per l’Accademia d’Arte Drammatica, a Roma? Ebbene – prosegue – Feci il provino per ultimo. Mi presero. Continuai, ma sempre con l’idea di andare in Brasile l’anno dopo”.
Sbagliare per scoprirsi diversi: “Ai giovani consiglio di sbagliare. Dai grandi sbagli nascono le grandi invenzioni, come la penicillina”. In chiusura, prima di immergersi nei versi de L’Infinito di Leopardi, la stilettata: “Così, in piedi, mentre mi abbottono la giacca mi sembro Giuseppe Conte, oggi. Non trovate anche che somigli ad Anthony Perkins? La politica è spettacolo, ma vi diverte questo spettacolo? Nemmeno una commedia di De Filippo sarebbe riuscita a pensarlo”.
Liberi sulla Carta continua. Questa sera, al Polo culturale di Santa Lucia, l’incontro con Michela Murgia, premio Campiello con “Accabadora” che darà voce alla sua conterranea, Grazia Deledda.