Foto: Francesco PATACCHIOLA ©
(di Chiara Pallocci – inviata ad Amatrice) Scoccano le undici. L’orario è quello fissato per la celebrazione della Santa Messa – in diretta su Rai1 – per i tre anni dal sisma del 24 agosto 2016. Il nuovo Palazzetto di Amatrice, gremito in ogni suo settore, accoglie l’ingresso del Vescovo Pompili ed il suo durissimo monito: “Siamo ben lontani dalla Ricostruzione. Chiediamo, quindi, perdono per le parole false e prive di contenuto che tutti abbiano pronunciato. Ciascuno batta sul suo petto”.
Un applauso, spontaneo e violento, segue le sue parole, tra le sedie disposte all’interno di una struttura simbolo che fatica a contenere un dolore ancora vivissimo.
Non mancano le istituzioni. Stretti intorno al neo sindaco Antonio Fontanella, il senatore leghista Sandro Fusco, il Sottosegretario con delega ai terremoti, Vito Crimi, il governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti (costantemente al telefono), i tre deputati reatini, Gabriele Lorenzoni, Fabio Melilli e Paolo Trancassini; il consigliere regionale Fabio Refrigeri e l’assessore Claudio Di Berardino, il Prefetto Giuseppina Reggiani e il Presidente della Provincia di Rieti, Mariano Calisse. Più defilato, invece, l’ex sindaco-guerriero, Sergio Pirozzi.
Grande assente, il Commissario alla Ricostruzione, Piero Farabollini, impegnato ad Arquata del Tronto, il terzo borgo, con Amatrice ed Accumoli, ad essere stato colpito dal sisma del 2016.
Il coro, formato da amatriciani e accumolesi, accompagna composto la lunga liturgia che trova il suo apice durante l’omelia: “A tre anni dal terremoto siamo comprensibilmente centrati sui ritardi della ricostruzione, sullo spopolamento, su una burocrazia che non conosce deroga, sul disamore che si intravvede rispetto a questa bellissima terra. Ci vuole una ‘visione’. più che una visione in questi tre anni sono prevalsi ‘punti di vista’ diversi, anche a motivo dell’alternarsi di Governi, di responsabilità personali, di varia umanità”.
Responsabilità della ricostruzione. A questa si appella anche il Sottosegretario Vito Crimi: “Sposo pienamente le parole del vescovo- prosegue – con il quale ci sentiamo spesso e sono qui in rappresentanza del Presidente Conte. In questi mesi abbiamo fatto il possibile ma è la ricostruzione privata quella che stenta a ripartire. Serve riuscire a fare quello che la legge prevede – conclude – ma in tempi rapidi, superando le lungaggini dei pareri. Mi preoccuperò di seguirla, qualsiasi sarà il mio ruolo”.
In linea anche le parole del sindaco, Antonio Fontanella: “Tra gli applausi alle parole del Vescovo c’era anche il mio”. Una ricostruzione ferma al 4% è una situazione preoccupante: “Amatrice è per assurdo il borgo che versa nella condizione migliore – dice secco – Sono stati avviati grandi cantieri privati, ma abbiamo da ricostruire almeno 4000 edifici, nel territorio comunale. È un’operazione immensa che viene affrontata con una legislazione di routine. Il centro storico può essere riportato alla luce solo dopo un Piano di Ricostruzione – continua – e, dopo 3 anni, questo piano, non solo non c’è, ma non è nemmeno mai stato dato l’incarico di redigerlo”. Qual è la strada per rinascere? “Serviranno almeno 8-10 anni – commenta Fontanella ma la disponibilità che viene ‘dichiarata’ al territorio è finta. Bisogna discutere, problema per problema e, se lo si fa nelle stanze di Governo, questo non avverrà”.