Dal 1 gennaio 2018 al 31 luglio 2019 il Comune di Rieti ha rilasciato complessivamente 6862 Carte d’Identità Elettroniche. Un risultato significativo, ancor più considerando i circa 48mila residenti, che pone Rieti in una situazione migliore di tante altre Città italiane, anche di dimensioni superiori alla nostra, che hanno a disposizione un numero maggiore di postazioni abilitate dal Ministero dell’Interno. L’ottimo risultato del Comune di Rieti, infatti, è stato raggiunto con due sole postazioni attive. Presto, però, diventeranno quattro poiché il Ministero dell’Interno ci ha riconosciuto il diritto ad altre due postazioni che entreranno in funzione non appena l’Ente reperirà il personale adeguato.
La performance dell’ufficio per il rilascio delle Carte d’Identità Elettroniche, oltretutto, è migliorata nel corso del tempo. Dal 1 gennaio al 31 dicembre 2018 erano stati emessi 3729 documenti mentre dal 1 gennaio al 31 luglio 2019 – in soli sette mesi – ne sono stati rilasciati 3133.
Al fine di agevolare i cittadini, inoltre, dal 1 agosto è operativa una sala d’attesa, allestita al piano terra del Palazzo comunale, proprio di fronte all’Ufficio anagrafe, all’interno della quale possono essere ritirati i biglietti di prenotazione per i servizi a partire da 30 minuti prima dell’apertura dell’Ufficio (Lunedì, Mercoledì e Venerdì apertura alle ore 8.30, Martedì e Giovedì apertura alle 14.30).
“Questi numeri importanti e di gran lunga migliori rispetto a tante altre Città italiane fanno giustizia delle polemiche artatamente sollevate nel passato da chi intendeva attaccare la nostra Amministrazione – dichiarano il Sindaco di Rieti, Antonio Cicchetti, e l’assessore al personale, Oreste De Santis – quasi 7000 Carte d’Identità Elettronica rappresentano un numero ragguardevole che, innanzitutto, testimonia il lavoro degli uffici e del personale, ingiustamente e strumentalmente attaccato dai soliti noti. Con la concessione di ulteriori 2 postazioni da parte del Ministero miglioreremo ulteriormente le prestazioni dell’Ufficio, in barba ai disfattisti”.
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