Ecco la nuova rubrica settimanale di RietiLife. Si chiama “Paese che vai”. È a cura della nostra Martina Grillotti e punta a far conoscere, ai reatini e non, i nostri comuni. 73 bellezze tutte da scoprire, tra architettura, storia, gusto, appuntamenti. “Paese che vai” punta a creare un almanacco, un’agenda, che permetta a tutti di saperne di più dei nostri paesi, di scoprirli prima leggendo e poi visitandoli, in un weekend, in un giorno, per una vacanza lunga o corta, per un pranzo o una cena. Vi consiglieremo cosa visitare e gli eventi irrinunciabili cui è impossibile non partecipare. RietiLife è disponibile a integrazioni e segnalazioni, pronta ad ascoltare tutte le realtà del territorio. Scriveteci! [email protected]
(di Martina Grillotti) Nel nuovo appuntamento con la rubrica di RietiLife “Paesi che vai” andiamo alla scoperta di un altro grande comune del territorio: Cantalice.
DOVE SI TROVA? – Tra i primi dieci comuni reatini per abitanti, Cantalice si poggia alle pendici dei Monti Reatini. Dista 11 km da Rieti e si trova ad un’altezza di 660 metri s.l.m. con una magnifica visuale sui sottostanti laghi Lungo e Ripasottile ma anche sul più nascosto lago di Ventina. A presentarci Cantalice è il Sindaco Silvia Boccini: “Cantalice è attraversata sia dal cammino di Francesco che da quello di San Benedetto ed ha un panorama sia naturalistico che architettonico imperdibile. C’è la torre del Cassero che è più alta del campanile perché Cantalice era sotto i Borboni e non sotto il papato, da non perdere assolutamente sono il santuario di S. Felice all’acqua dove il Santo fece il suo primo miracolo ma anche l’Eremo di San Gregorio che accoglie adesso la saletta dei ricordi”
QUANDO NASCE? – La nascita del paese si fa risalire all’epoca tardo romana quando, in seguito alle numerose invasioni saracene, le frazioni nelle prossimità di quella che è oggi Cantalice si unirono per costituire un centro inattaccabile, a loro favore vi era soprattutto la scabrosità del colle su cui sorge il paese. Il suo nome deriva da due lemmi latini: cata ed ilex (rispettivamente presso e leccio). Secondo la leggenda era nato un leccio in una fessura di roccia dietro la sacrestia della Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Nel 1304 il comune di Cantalice stipulò alleanza con quello di Rieti, ma questa si dimostrerà poco solida nel tempo, infatti per difendersi dai feudatari nel 1457 Cantalice si allea con gli Aragonesi e con Cittaducale, dando vita successivamente a quella che fu una vera e propria guerra contro Rieti. La guerra scoppiò effettivamente nel Marzo dell’86 dopo che nell’85 si rafforzò l’alleanza con Cittaducale contro gli Aquilani che si erano alleati col Papato. La contrapposizione al Papato nasceva dalla consapevolezza che sottomettersi allo Stato della Chiesa significava sottomettersi a Rieti. La pace fu raggiunta l’11 ottobre quando la città de l’Aquila innalzò la bandiera aragonese. Il Viceré inviò un robusto esercito di oltre 7.000 uomini, ma quando l’esercito giunse, l’assedio era stato già tolto e appresa la felice notizia della vittoria della guerra e della ritirata dei Reatini, in segno di onore per la fedeltà ricevuta dai Cantaliciani li esentò per venticinque anni dai pagamenti fiscali. in memoria di quanto accaduto, ordinò che intorno all’arma fosse scritto il motto FORTIS CANTALICA FIDES e che fosse inserita un’aquila nello stemma. Fu sotto Margherita d’Austria nel 1571 che Cantalice ebbe un periodo di pace. Con il XVII secolo iniziò per Cantalice, come per tanti altri territori italiani, un periodo di decadenza, che culminò nel 1655 con le lotte intestine delle famiglie cantaliciane. Lo scompiglio generale aumentò a causa delle continue incursioni di bande di briganti che continuavano ad entrare nelle terre del paese.
COSA VEDERE? – Sicuramente da non perdere è l’antico borgo medievale che viene tagliato da una scalinata che lo percorre in tutto il suo splendore. Il borgo culmina nella torre difensiva e nell’imponente Chiesa di San Felice. Nel borgo medievale, il ristretto spazio dei vicoli crea un imponente contrasto con gli improvvisi spazi aperti che si possono ammirare affacciandosi da un muro o da una delle antiche porte di accesso al paese. Alla metà della scalinata si apre una piccola piazza e la chiesa di Santa Maria del popolo che fu costruita per sancire l’unione delle antiche rocche che costituirono il Castello di Cantalice, la facciata di questa è abbellita da un portale su cui corre l’iscrizione latina di dedica a Maria; al suo interno si ammirano i monumenti funebri dei due più illustri concittadini: Giovan Battista Valentini – detto il “Cantalicio”- e San Felice Porri, patrono del paese. L’altare maggiore è decorato da una tela del XVII sec. rappresentante “L’ultima cena”; al centro del soffitto, lo stemma del comune in basso rilievo ricorda ancora la sua fondazione. Arrivati alla cima ci si trova di fronte alla chiesa di San Felice da Cantalice realizzata sull’area dove sorgeva la casa del santo. Imperdibile, come suggerito dal sindaco, una visita al Santuario di San Felice all’Acqua, costruito nel luogo in cui San Felice avrebbe fatto scaturire una sorgente d’acqua colpendo il terreno con un bastone, per dissetare i contadini che erano con lui. Il patrimonio di Cantalice non è solo architettonico, del comune fa parte infatti, anche la riserva parziale naturale dei laghi Lungo e Ripasottile, la quale ha un percorso naturalistico intorno ai laghi che collega diverse palafitte in cui è possibile osservare e fotografare la fauna del luogo.
QUALI SONO I PROSSIMI APPUNTAMENTI? – Il presidente della Proloco di Cantalice, Felice Marchioni, ci informa che sono “imperdibili questi eventi: le serate conclusive di Cantalice ArteM Festival l’8 agosto con il violinista Alessandro Quarta e il 9 agosto con un omaggio a Fabrizio De André di Neri Marcorè, i due più grandi progetti dell’intera manifestazione. E poi: il 25 e 26 agosto la Sagra delle Strengozze arrivata alla sua quindicesima edizione, in cui non mancherà durante la giornata di domenica il laboratorio di strengozze. Nonne in scena; scenderà in campo la banda dei piccoli chef”.
Foto: Francesco PATACCHIOLA ©