(di Chiara Pallocci) Dal “like” all’ “amen”. L’uso dei social network non può prescindere dall’incontro reale tra persone in carne ed ossa. L’esperienza del web può essere solo complementare ad una sana relazione interpersonale. Così si legge tra le righe del messaggio del Santo Padre per la 53sima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Tema di questo 2019, il ritorno ad una dimensione “umana” della comunicazione. E di questo, ma anche di molto altro, si è parlato stamattina nell’incontro promosso dal vescovo Domenico Pompili, tra la Chiesa e i giornalisti reatini. Presente al dibattito di quest’anno, Andrea Monda, direttore de L’Osservatore Romano fresco di nomina: classe 1966, romano, laureato in Giurisprudenza, insegnante di Teologia per 20 anni. Monda segue altri illustri ospiti come Lucia Annunziata e Aldo Cazzullo, presenti negli incontri per celebrare San Francesco di Sales negli anni passati.
ESPERTO? NO, ARTIGIANO – “Non sono un esperto di comunicazione e anzi mi sembra di vivere dell’epoca della dittatura degli esperti perdendo il sapere popolare. Sono piuttosto un artigiano della comunicazione – esordisce Monda – Essere comunicatori, non è una mera funzione, ogni essere umano è un comunicatore. Comunicare, dunque, non solo per distribuire notizie, ma per ‘mettere in comune’ e creare relazioni: Riscopriamo la dimensione personale, non facciamo bollettini. «Lettere a Sofia» (rubrica del quotidiano, ndr) nasce così, per parlare ad un ‘tu’. Dobbiamo essere artisti nella comunicazione, perché l’arte turba. Serve una sana inquietudine – prosegue Monda – comunicare non deve definire la chiusura di un problema, bensì aprirlo. Essere curiosi”. E oggi che siamo tutti ‘linkati’, siamo davvero tutti in comunicazione? “I giornalisti si presentano sempre come cercatori di verità – commenta il direttore – e chi ama la verità non permette che venga travisata. Chi cerca la verità è umile. Non la possiede. Il miglior antidoto contro le falsità sono le persone, libere e pronte all’ascolto. Dire Dio oggi? È troppo filosofico. Oggi non ha senso dire “Dio”, ma raccontarlo, raccontare una storia”.