“Il laboratorio analisi dell’Ospedale De Lellis deve rimanere di competenza dell’Ospedale stesso”. Questa la posizione di Ursap-Federlazio Rieti (Unione Regionale Sanità Privata) nelle persone del Direttore Federlazio Rieti Davide Bianchino e di Matteo Muzzi (Vice Presidente Regionale Ursap) in rappresentanza dei laboratori privati accreditati della Provincia di Rieti.
In merito all’ipotesi di ridimensionamento del laboratorio analisi del presidio ospedaliero San Camillo De Lellis, Federlazio dà pieno sostegno all’Ospedale reatino, mettendosi a disposizione per aderire a qualsiasi iniziativa venga intrapresa affinché il “nostro” laboratorio non venga declassato, poiché risorsa da sempre fondamentale.
“Per noi privati accreditati – dichiara Ursap Federlazio Rieti -, il laboratorio pubblico è da sempre considerato un’unità di riferimento professionale. La Legge n.269 del 27 dicembre 2006 (finanziaria del 2007) prevedeva l’obbligo per tutte le Regioni di presentare un piano di riorganizzazione della rete pubblica e privata dei laboratori clinici. Inoltre, sotto l’egida dell’Agenas e del Ministero della Salute, sono state predisposte delle linee guida per la riorganizzazione dei servizi di medicina di laboratorio del SSN. Sono provvedimenti di rilievo volti ad orientare e a guidare decisioni che, autonomamente, le Regioni debbono assumere nei riguardi dell’area laboratoristica”.
“Nella nostra Regione – prosegue la nota Federlazio – la deliberazione di Giunta n. 149 del 6 marzo 2007 riferita al piano di rientro, indicava tra gli adempimenti del piano regionale la riorganizzazione della rete di strutture private accreditate eroganti prestazioni specialistiche e di diagnostica di laboratorio”.
“Con i piani operativi 2013/2015 e con il successivo programma operativo 2016/2018, veniva prevista la revisione della rete regionale dei laboratori di analisi pubblici in ragione del nuovo assetto delle Asl tramite il DCA 219/14. Mentre il modello per la riorganizzazione dei laboratori pubblici dettava di centralizzare le attività complesse, il coordinamento e la gestione delle risorse in centri specializzati (HUB), negli SPOKE (strutture a minore complessità) veniva garantita una attività diagnostica di urgenza e/o di base. Tutto ciò in relazione al numero totale di prestazioni che potenzialmente vengono svolte, comprese tra 500.000 e 3.000.000. In tal modo la nostra provincia resterebbe la sola della Regione Lazio a non possedere all’interno del proprio territorio una struttura HUB”.
“Tale piano riorganizzativo poneva alla base che il processo di utilizzo delle metodiche automatizzate e di centralizzazione della diagnostica di laboratorio, per un adeguato volume di attività (già da tempo in atto in Emilia Romagna, Toscana e Piemonte), fosse associata ad un miglioramento della qualità del dato analitico e ad una riduzione dei costi unitari”.
“Nella nostra Provincia, già colpita dagli effetti del DCA 270/15 e successivamente dal DCA 115/17, dove l’approvazione dei sopra citati Decreti ha imposto ai piccoli laboratori privati accreditati l’accentramento analitico presso una struttura con un numero maggiore di prestazioni erogate (>200.000), sono state formate delle aggregazioni che già al primo anno di operatività stanno riscontrando una serie problematiche sia logistiche che a riguardo della risposta clinica”.
“Il San Camillo de Lellis, vale la pena ricordarlo, oggi è l’unico presidio ospedaliero presente nella provincia reatina. Una provincia messa a dura prova dalla crisi occupazionale ed economica, prima, e dai recenti eventi sismici, poi. Un sisma che ha distrutto Amatrice e Comuni limitrofi, ma che ha danneggiato fortemente anche Rieti”.
“Non si può, inoltre, trascurare la morfologia e la viabilità della nostra Provincia, le nostre zone montane (difficilmente raggiungibili nel periodo invernale), nonché il numero totale degli abitanti (158.500). Questo ci porta facilmente ad immaginare quanto sia difficile, se non impossibile, ricavare le migliaia/milioni di prestazioni imposte dal piano di riorganizzazione. Considerando, inoltre, che il rischio di errore sul dato analitico rilevato, cresce proporzionalmente con l’aumentare della distanza dalla sede del prelievo alla sede di effettivo svolgimento dell’esame”.
“Vi è evidenza che il 70-75% delle decisioni cliniche si basano e necessitano di esami di laboratorio. Il Laboratorio clinico, quindi, viene riletto non come fornitore di una commodity (“esamificio”), ma come fornitore di un servizio alla clinica ed al paziente, nel luogo e nel contesto idoneo, e non solo di ‘risultati’ quindi. Riconoscendo che il suo compito è fornire l’esame appropriato per il paziente, nei tempi appropriati e nelle modalità che consentano una gestione ottimale del paziente”.
“Tutto ciò considerato – conclude Ursap Federlazio Rieti -, siamo fermamente convinti che il laboratorio di analisi dell’Ospedale di Rieti debba continuare ad esistere e a svolgere il proprio ruolo per la cittadinanza”.
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