Ad Amatrice la ricostruzione si decide insieme ai cittadini. È questo lo spirito dell’iniziativa del Sindaco Filippo Palombini, che mercoledì prossimo 28 novembre, alle ore 11, aprirà le porte della Sala che ospita il Plastico del Borgo, nel Parco don Minozzi.
Una Sala che è destinata a diventare luogo di incontro tra la popolazione, la comunità scientifica e le Istituzioni, che insieme potranno ragionare del futuro di questo territorio, così duramente colpito dal sisma del 2016 e dai terremoti successivi.
La Sala, che proprio mercoledì sarà intitolata al Soprintendente Saverio Urciuoli, prematuramente scomparso lo scorso 1 aprile, è un vero e proprio “Laboratorio-officina”, un polo attrezzato per la pianificazione della ricostruzione del Borgo di Amatrice. Al suo interno, insieme al plastico, sono presenti alcune aree tematiche, che mercoledì saranno illustrate e messe a disposizione del pubblico: l’area denominata “Frammenti della nostra storia”, che ospita le miniature di alcune chiese di Amatrice realizzate da Costantino Fontanella, recuperate dal Museo Civico Cola Filotesio a cura del Mibac, portate al deposito di Cittaducale e oggi tornate a casa. L’area dedicata all’Archivio Storico del Comune di Amatrice, recuperato anch’esso dopo il sisma ed oggi depositato presso l’Archivio di Stato di Rieti, del quale la Soprintendenza archivistica del Lazio ha provveduto a digitalizzare una serie, da mercoledì a disposizione della cittadinanza per la consultazione. Ancora, “Amatrice VR: una passeggiata virtuale nell’antico borgo”, a cura di una squadra di giovani architetti de La Sapienza.
Al centro, il grande Plastico del Borgo, realizzato a cura della Fondazione Santarelli sulla base di uno studio del Prof. Alessandro Viscogliosi, creato dall’Officina Materia e Forma dell’Arch. Marco Travaglini, che riproduce la Città come si presentava nella prima metà del Novecento.
“E’ il punto di partenza – dice il Sindaco Palombini -, ricominciamo da qui, insieme ai cittadini, alla comunità scientifica, alle Istituzioni coinvolte nel processo della ricostruzione. Ricominciamo da ciò che eravamo, da ciò che avevamo, per guardare avanti, tutti insieme”.
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