Nuova lettera aperta dei lavoratori GalaTech alle istituzioni nazionali e locali.
“È passato un anno da quando ci fu annunciato che l’azienda avrebbe licenziato tutti i suoi dipendenti e cessate le attività produttive per sempre. Un anno in cui abbiamo vissuto senza stipendi. Siamo stati attori non protagonisti in una commedia teatrale dove il copione era scritto da un imprenditore-presidente degli industriali della nostra regione, i protagonisti sono stati i politici e le comparse sono state le varie istituzioni, comunali, regionali e sindacali”.
“È passato molto tempo ma questo non permette di dimenticare tutti gli atti di quella sceneggiata, la nostra affannosa ricerca di un aiuto perché la nostra voce si sentisse più forte, le promesse e le rassicurazioni dei politici, allora impegnati nel teatro della campagna elettorale. Che potremmo dire dei sindaci, dei consigli comunali straordinari, di Zingaretti, di De Micheli, del Prefetto, delle parti sociali, di tutti quelli che si sono resi disponibili ma che non hanno potuto o voluto dare seguito alle azioni intraprese insieme a noi? Possiamo dire che, alla fine dello spettacolo, loro sono rimasti seduti qua e là. Noi no. Siamo andati a casa” aggiungono.
“Siamo ancora impegnati per recuperare quanto dovuto dall’imprenditore-presidente. Mensilità non pagate da Ottobre 2017 e la totalità delle liquidazioni di decenni di lavoro sono nelle casse di questo signore. E non è tutto. Il presidente di Unindustria Lazio deve ancora regolarizzare le contribuzioni Inps, quelle per il fondo integrativo, per il fondo assicurativo sulla salute, ecc. Pensando a tutto questo, ai nostri 124 colleghi licenziati 2 anni prima di noi e a quelli che, come noi, sono rimasti fuori da altre aziende di questa provincia, non possiamo che sentirci beffati dall’incapacità di imprenditori-presidenti, politici, istituzioni e sindacati. I capannoni vuoti sono sotto gli occhi di tutti. Passato un anno, temiamo che il conto arriverà ancora a noi e al fondo di garanzia Inps, cioè allo Stato, quindi di nuovo a noi, a voi che leggete, ai nostri e vostri figli. Non sappiamo perché nessuno parla più con noi; forse imprenditore, politici, istituzioni e sindacati ci ritengono indegni o poco interessati. Speriamo che qualche magistrato riesca, intanto, a leggere queste poche righe. Chissà che non diventi materiale utile per i prossimi mesi…” concludono.
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