L’Appennino? Un bellissimo Cammino di 900 km dove si scoprono angoli commoventi di resistenza nei luoghi distrutti dal terremoto e giovani che hanno deciso di dedicarsi al turismo sostenibile. Ma anche la mancanza da anni di una governance dedicata e intelligente che possa valorizzare le nostre montagne senza stravolgerle. Il prossimo venerdì 15 giugno, alle 17,30, presso la Sala Conferenze della Sabina Universitas a Palazzo Dosi in piazza Vittorio Emanuele a Rieti, l’Associazione Inachis Sezione Aderenti “Gabriele Casciani” di Rieti, insieme al Club Alpino Italiano Gruppo Regionale Lazio con tutte le sue sezioni di Rieti, Amatrice, Antrodoco e Leonessa, con la Commissione Sezionale Tutela Ambiente Montano del CAI, hanno organizzato un incontro con l’autore di Appennino atto d’amore. La montagna a cui tutti apparteniamo, Paolo Piacentini. L’interessante incontro è stato possibile grazie alla collaborazione del Corso di Laurea in Scienze della Montagna della Sabina Universitas e della Società Italiana di Scienze della Montagna, partner dell’evento. Sarà l’occasione per ascoltare dalla viva voce dell’autore questo appassionato grido di amore e di allarme per la montagna oggi oggetto di rivalutazione degli esperti di trekking perché più autentica e più selvaggia, meno antropizzata: l’Appennino.
Paolo Piacentini camminatore – come lui semplicemente si definisce – sente un amore incondizionato per la catena montuosa che caratterizza la spina dorsale della nostra penisola fino alla Calabria, e questo sentimento si è rafforzato negli anni grazie a lunghe e ripetute perlustrazioni raccontate attraverso appunti di viaggio. Iniziato da Riomaggiore, nelle Cinque Terre Liguri e terminato (ma solo per ora) a Castel Madama nei laziali Monti Lucretili, propaggine meridionale dei Sabini da cui proviene la sua famiglia, il viaggio a piedi, in autonomia e con zaino in spalla, è stato l’occasione per conoscere non solo luoghi e terre, ma soprattutto persone forti che vivono e che lavorano, nonostante tutto e nonostante il recente sisma cui il libro fa riferimento, in Appennino. Piacentini racconta di paesi di cui si è persa memoria, di luoghi arroccati tra i monti per evitare incursioni dei nemici nei secoli passati, di terre alte strappate dall’incuria dal secolare e duro lavoro di pastori, boscaioli, contadini e artigiani che hanno plasmato lo spirito autentico di questi monti, trovando un equilibrio tra uomo e natura, tra sapienze antiche e tradizioni tramandate. Ma anche di modernità, di accoglienza e di turismo slow, come la nuova scommessa del telelavoro che permette di vivere in questi luoghi considerati marginali ma molto più remunerativi sul piano della qualità del tempo, dell’aria e della salute.
Un altro style life insomma, che in Europa sta prendendo piede per effetto del rilancio delle piccole comunità. Una parte d’Italia negli ultimi tempi è stata abbandonata, tradita a favore della pianura (dove ci sono aziende e città congestionate) e della costa (dove c’è il turismo di massa), relegandola a sola meta di frettolose gite domenicali “mordi e fuggi”. Paolo Piacentini, con questa sua dichiarazione di amore per gli Appennini e per questa parte d’Italia, suggerisce alcuni modi per riscoprire, ritrovare e riamare queste montagne, ma anche questo paesaggio. A lui si deve la pubblicizzazione sistematica dei Cammini d’Italia e l’invenzione della Giornata Nazionale del Camminare che si festeggia in ogni città italiana ad Ottobre, con i trekking urbani. Con una bella prefazione dello scrittore e suo amico di camminate Paolo Rumiz, il libro Appennino atto d’amore. La montagna a cui tutti apparteniamo (Ed. Terre di Mezzo, Milano) è stato presentato con successo in molte città italiane, e finalmente arriva anche a Rieti, la città dell’Appennino Centrale dove Piacentini ha lasciato un pezzetto del suo cuore avendo vissuto in Sabina. Ingresso libero. (di Ines Millesimi)
Foto: CAI ©