(di Paolo Giomi) Lega e Movimento 5 Stelle affossano definitivamente il centrosinistra in Bassa Sabina, la “roccaforte rossa” che non esiste praticamente più, da Magliano ai confini con la provincia di Roma. Il dato elettorale appena scritto sui dati ufficiali del Ministero dell’Interno certifica la morte, politica, dell’establishment di centrosinistra che per decenni ha dettato legge nel cuore produttivo della provincia di Rieti, quella che una volta veniva chiamata “la piccola Russia”, e che ora, con la caduta delle storiche roccaforti che ancora resistevano, su tutte Poggio Mirteto e Montopoli, sancisce la definitiva virata di un intero territorio.
Nel quale, tra le altre cose, si registra l’incredibile ascesa della Lega di Matteo Salvini, che insieme al Movimento 5 Stelle ridisegna la geopolitica della Sabina. Anche all’interno di quelle forze di centrodestra che già governano sul territorio, come a Fara Sabina.
Va detto, ad onor del vero, che un parallelismo con quanto accaduto nel 2013 è opera complessa e macchinosa, essendo cambiate non solo le regole del gioco – la legge elettorale e la durata temporale del voto – ma anche la composizione dei collegi. Tuttavia è solo sui numeri ufficiali, quelli del Ministero dell’interno, che si possono fare valutazioni in qualche modo attinenti a quanto uscito dalle urne.
POGGIO E MONTOPOLI E quanto esce dalle consultazioni per la Camera (prese a riferimento per il dato) è un’impennata clamorosa del consenso in favore del centrodestra, con la coalizione – e il candidato all’uninominale, Paolo Trancassini – che sbancano in quasi tutti i comuni della sponda reatina del Tevere. A Poggio Mirteto il centrodestra guadagna 11 punti percentuali, passando dal 22% del 2013 al 33% di ieri. Si noterà, e sarà un po’ il leit motiv di questa giornata di analisi, come a farla da padrona sia la Lega di Matteo Salvini, capace di volare dai soli 2 voti del 2013 ai 519 del 4 marzo: + 15,83%, prima forza del centrodestra anche nello storico feudo della sinistra, nonché patria dell’assessore regionale uscente del Pd, Fabio Refrigeri, e del presidente della Provincia di Rieti in carica, Giuseppe Rinaldi. I quali non potranno non aver notato che, sui 400 voti guadagnati dal centrodestra, 300 provengono dalla coalizione di centrosinistra, che scende dal 32,24% del 2013 al 25,57% del 2017.
Voti quasi tutti persi proprio dal partito di Refrigeri e Rinaldi, quel Pd che non ha saputo spingere la volata di Paolo Anibaldi. Pressoché stabile, rispetto a 5 anni fa, il Movimento 5 Stelle, che a Poggio, forte anche del radicamento del suo candidato alla camera, Maurizio Angeloni, conferma gli oltre 1000 consensi, certificandosi ampiamente come primo partito del borgo sabino. Al netto di come vadano le regionali (il cui spoglio inizierà alle 14), di certo Refrigeri e Rinaldi non potranno essere felici del risultato di Poggio Mirteto.
MONTOPOLI AI 5 STELLE Va ancora peggio, se possibile, a Montopoli, dove il Partito democratico del sindaco Antimo Grilli praticamente dimezza i suoi voti, passando dal 32,30% del 2013 al 20,88% del 2018. Qui però, nell’altra storica roccaforte del centrosinistra, ad imporsi però non è il centrodestra – che pure cresce vertiginosamente passando dal 18% al 25% – ma il Movimento 5 Stelle, che fa registrare una delle percentuali più alte di tutta la provincia di Rieti, superando il 40% con quasi 1000 voti. Più 7% rispetto a cinque anni fa.
GLI ALTRI Movimento 5 Stelle in testa anche a Forano, dove si registra un altro crollo del Pd e del centrosinistra, che governa con il sindaco Marco Cortella: la coalizione passa dal 33,47% del 2013 al 24,45% del 2018. Calo marcato dei partiti di centrosinistra anche a Cantalupo, altro territorio governato da un sindaco Pd (Paolo Rinalduzzi): il partito di governo, anche qui, perde quasi 9 punti percentuali, mentre volano Movimento 5 Stelle (primo nelle consultazioni) e centrodestra. Più o meno analoga la situazione a Stimigliano, dove il Movimento 5 Stelle si conferma primo partito del Comune: crollano Pd e centrosinistra, in un altro bacino storico del consenso di Fabio Refrigeri. Anche qui, come in ogni Comune della Sabina, è la lega di Matteo Salvini a primeggiare nella coalizione di centrodestra.
IL “CASO FARA SABINA” Un trend consolidato, che ha la sua espressione massima nel risultato elettorale di Fara Sabina, dove l’exploit del centrodestra e di Paolo Trancassini – che vincono la competizione con il 37,77% dei consensi – è guidato in maniera netta, lampante e quasi “schiacciante” dalla Lega, che da sola prende, complessivamente, lo stesso numero di voti di Fratelli d’Italia e Forza Italia, 1352 (18%). Un dato che ha del clamoroso, ma che soprattutto non va inquadrato nelle dinamiche nazionali. Pare infatti che nel secondo Comune della provincia il sostegno al partito di Matteo Salvini sia sintomatico di un cambiamento ormai lampante negli equilibri interni della coalizione a sostegno del sindaco Davide Basilicata: quello alla Lega, infatti, non sarebbe un voto dato “di pancia”, ma il frutto di una conta interna voluta di chi, nelle fila della maggioranza comunale, si oppone allo stesso Basilicata.
Se così fosse, il dato delle urne – al quale si unisce, per le stesse ragioni, il risultato ottenuto da Casapound, che con il 2,84% si inserisce in una “conta nella conta”, tutta interna ai poteri politici del centrodestra sulla frazione di Passo Corese – metterebbe senza ombra di dubbio il sindaco Basilicata ina una sorta di “minoranza nella maggioranza”, con i suoi due principali partiti di sostegno, Fratelli d’Italia facente capo all’assessore Marco Marinangeli, e Forza Italia di cui il referente è l’assessore Tony La Torre – ridotti a raccogliere le briciole di una coalizione dove, ora, a comandare sarebbe la “cordata interna” guidata dall’assessore Giacomo Corradini e dal consigliere delegato Fabio Bertini. Il tutto, ovviamente, non confermato dai diretti protagonisti, che ben si guardano di scoprire le carte. Dignitoso, in una debacle generale, il risultato di Liberi e Uguali al Senato, dove concorreva un cittadino farense doc come Roberto Giorgi: il partito di Pietro Grasso ottiene il 4,54%, attestandosi al di sopra della media nazionale. Inarrestabile, per contro, l’emorragia del Partito democratico, che perde altri 10 punti percentuali – decimale più, decimale meno – attestandosi poco sopra il 18%. Di certo la batosta elettorale del 2016 non solo non è stata capita e somatizzata, ma a quanto pare i democratici farensi continuano a perseverare nell’errore. Contenti loro…
IL DATO DI FIANO Tiene botta fino ad un certo punto il sindaco di Fiano Romano, Ottorino Ferilli, candidato direttamente alla Camera con Liberi e Uguali. Per lui il consenso a Fiano raggiunge il 17,17%, un punto sopra al Pd, ma ampiamente al di sotto del Movimento 5 Stelle, primo partito della cittadina. Movimento che, però, contrariamente al trend nazionale, a Fiano perde voti, lasciando sul campo un punto percentuale. A vantaggio del centrodestra, che guadagna consensi a non finire, in un’altra roccaforte che cambia colore, complice anche la spaccatura interna, e forte, all’interno del centrosinistra, che a Fiano è stata percepita di più rispetto ad altri comuni.
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