È cresciuto a Rieti (leggi – leggi), è diventato il simbolo del basket mondiale, ora ha vinto un oscar. Chi è? Ovviamente sua maestà Kobe Bryant.
Nella notte elettorale in Italia, in cui spopolano M5S e Lega, entra a gamba tesa la notte degli oscar, in corso di svolgimento a Los Angeles. E Rieti sente un sussulto al cuore, un brivido sulla schiena quando dal palco dell’Academy si sente quel nome: “Kobe“.
Bryant, infatti, ha ritirato, intorno alle 3.30 italiane, la statuetta per il miglior cortometraggio animato: premio ricevuto per Dear Basketball di Glen Keane e, appunto, Kobe Bryant.
Il corto è la trasposizione di un vero e proprio proclama del simbolo della pallacanestro mondiale, che con papà Joe a Rieti ci è vissuto (e ha lasciato un segno indelebile). “Dear Basketball” è la lettera d’addio al basket di Kobe. Proprio così cominciava la sua lettera, un commovente messaggio d’amore del Black Mamba allo sport che l’ha reso immortale.
È diventato un manifesto di tutta la sua ultima stagione, di quel tour d’addio chiuso con una storica partita da 60 punti per l’ultimo atto ufficiale del terzo miglior realizzatore di tutti i tempi. Chiusa la carriera, Kobe l’ha trasformato in un corto animato: sua la voce narrante, profonda ed efficace come un’incursione al ferro, animazioni di Glen Keane, scuola Disney, e musica di John Williams, compositore da Oscar. Una perla quasi come la carriera di Kobe un capolavoro degno proprio degli Oscar.
Dear Basketball, così, è entrato ufficialmente nella corsa per le statuette che l’Academy Award e poi ha vinto. Un tributo alla nuova vita di Kobe, che smesso col basket ha deciso di dedicarsi allo storytelling. “Questa nomination va oltre la mia più fervida immaginazione – aveva twittato Kobe -. Significa davvero tanto che l’Academy consideri Dear Basketball degno di questo premio. Ringrazio la genialità di Glen Keane e John Williams per aver portato il mio poema a questo livello. È un onore far parte di questa squadra”.
“Gianna, ti amo con tutto il cuore“, queste le parole in italiano di Kobe Bryant (cresciuto tra Rieti e Reggio Emilia) rivolte alla moglie durante il discorso di ringraziamento per avere ottenuto l’Oscar per il miglior corto animato con Dear Basketball.
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