Nella sala comunale del Gusto ad Amatrice, con il patrocinio del Comune di Amatrice e il sostegno di Montura, Montagne in movimento che organizza gli eventi di cultura di montagna del CAI di Amatrice ha ottenuto un altro grande risultato in questa sua seconda edizione. Duecento persone (il limite consentito, ma sarebbero venute di più) si sono iscritte email all’incontro e sono venute sabato 10 febbraio dal Centro d’Italia (Macerata, L’Aquila, Terni, Spoleto, Palestrina, Fermo, Roma, Rieti e provincia) per partecipare ad un pomeriggio atteso e sorprendente: il dialogo tra il Premio Strega 2017, lo scrittore ormai valdostano Paolo Cognetti e l’artista di Monza Nicola Magrin, affermato illustratore di copertine e di libri di grandi scrittori.
Il successo de Le otto Montagne (Einaudi) è ormai planetario tanto che il libro è stato tradotto in ben 39 lingue, ha ricevuto tanti premi, è molto letto nelle scuole, è amato dai giovani e da chi in montagna non ci va; la copertina del libro è stata realizzata da Magrin ed è un acquerello raffigurante un paesaggio montano pieno di neve in una notte stellata, scaldata dalla luce di una piccola baita con un pino. Scrittura scarna in 199 pagine, una storia asciutta in cui ci identifichiamo o ritroviamo genitori e compagne, amici e paesaggi montani, tutto un po’ di noi e degli altri, delle nostre divisioni interne e dei nostri misteri. La storia si dipana in un posto sospeso che esiste davvero: Estoul e il paese di Grana ai piedi del Monte Rosa.
Si tratta di una condizione piuttosto semplice e in continua trasformazione esistenziale che però offre inattese chiavi di lettura universali. Perché l’ordinarietà delle stagioni della vita evoca un pendolo tra fisicità e spiritualità, cioè i due poli opposti che caratterizzano ogni montagna nella sua frequentazione. L’acquerello quasi monocromatico che copre e protegge questa bella storia di amicizia tra Bruno e Pietro, separata da silenzi e unita da cose fatte assieme con le mani, cosparsa di intese e litigi senza alzare la voce, esprime bene questa sensibilità fatta in levare.
Il romanzo (solo in parte autobiografico)è ricco di scoperte e di scelte aperte nella vita: nella metafora scegliamo di salire la montagna di casa nostra e sempre la stessa, oppure senza un sentiero preciso vogliamo girovagare in basso ai piedi di otto montagne, quasi fossero tutte sacre e irraggiungibili? Eppure in questa ricerca della semplicità nell’esprimere cose ben più complesse, Cognetti è sempre acuto nelle sue pieghe sentimentali e romantiche che si scontrano con la realtà. Proprio come sono loro Paolo e Nicola amici anche nella vita, entrambi quarantenni, di origini milanesi, uniti da un profondo legame con la Valle, per il primo la Valle d’Aosta, per il secondo la Valtellina.
Molte sono state le domande del pubblico e degli Amici della Biblioteca di Amatrice agli autori. I quali hanno realizzato insieme un lungo viaggio nel Dolpo, in Himalaya, alla ricerca non solo del leopardo delle nevi ma anche di una diversa umanità che vive nei piccoli villaggi. Cognetti ha riferito che questo sarà il racconto del suo prossimo libro (uscirà ad aprile), la ricerca di luoghi spopolati ai piedi delle montagne più alte del pianeta per trovare – se ci sono – i punti di congiunzione con i nostri, con il fenomeno di spopolamento delle terre alte. Può forse esistere una similarità tra i moderni ritornanti di oggi sulle Alpi e sugli Appennini e le etnie che hanno bisogno di restare nella loro terra conservando con dignità la loro peculiare cultura?Ha criticato le cittadine-stazioni sciistiche come Cervinia costruite con condomini di cemento e ha ribadito che la montagna è risorsa non monetizzabile perché lì ci sono le ricchezze naturali della sopravvivenza del pianeta (l’aria e l’acqua).
Magrin ha confessato che arrivando ad Amatrice ha ricevuto uno schiaffo: il vento freddo, lo skyline pieno di buchi visivi del borgo distrutto dal sisma, i brandelli della chiesa di S. Agostino, tutto parlava non di spopolamento ma di distruzione. E incontrando gli amatriciani e i soci del CAI della sezione, alcuni dei quali del soccorso alpino, ha sentito la voglia urgente, bruciante di questa rinascenza, di questa battaglia in difesa del luogo. Ha ricevuto energia da Amatrice, dalla voglia che c’è qui di fare tutti e bene, come nel caso della costruzione della Casa della Montagna con il CAI ed ANPAS.
Cognetti e Magrin sono venuti prima a Rieti per incontrare presso il Liceo artistico gli studenti e parlare di adolescenza, una stagione in cui siamo tutti una “cosa piccola che sta per esplodere”. Gli studenti, in questo insolito incontro culturale, hanno capito che il successo si può raggiungere solo con impegno, fatica, allenamento e va perseguita nella vita la propria passione. Non li avrebbero lasciati più andare via. (Ines Millesimi)
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