Sabato 6 gennaio compie 80 anni Adriano Celentano. Per celebrarlo, riproponiamo il racconto che scrisse nel dicembre 2016 per il settimana Origami de La Stampa, ricordando il suo legame con Amatrice dove girò “Serafino” di Pietro Germi nel 1968.
Oggi parlare di Amatrice, quella che ho conosciuto io ai tempi di Serafino, è un colpo al cuore perché non c’è più, così come non ci saranno più tanti paesani che allora ci accolsero con grande amore e generosità, facendoci sentire a nostro agio come solo le persone semplici e oneste sanno fare.
Ricordo l’arrivo ad Amatrice per girare Serafino, mi aspettava Pietro Germi, il regista, e tutta la troupe. Era sera ed ero triste perché improvvisamente mi trovai in un luogo senza le luci sfavillanti della mia città, Milano. “Solo” le stelle e la luna ad illuminare i prati e le case, con le loro luci fievoli come si usa fare nei paesi, e il fuoco dei camini a riscaldare le abitazioni e le persone. Ero triste e volevo tornare a Milano. Germi, che aveva capito cosa mi stava frullando per la testa, mi venne incontro, calmo con il sigaro in bocca, in silenzio. Mi fissava e mi disse: «Prendiamo una cioccolata calda?». «No, Pietro. Voglio tornare a casa», gli risposi con l’angoscia di quella apparente solitudine che mi attanagliava lo stomaco. «Claudia è incinta e voglio stare con lei».
Germi mi guardò e, mentendo, disse: «Anche a me sta capitando la stessa cosa. Rimani fino a domattina e, se ti sentirai ancora così, non ti preoccupare, tornerai a Milano». Rassicurato da tanta saggezza e non sentendomi più costretto a restare, mi rilassai un pochino.
All’improvviso arrivò una signora, grassottella e allegra, la padrona di quell’albergo che oggi non c’è più e mi abbracciò, baciandomi la guancia. «Adrianooo! Che bello averti qui! Ma lo sai che mio figlio l’ho chiamato come te? Tutti noi di famiglia siamo tuoi fan. Questa è la storia di uno di noi …non mi sembra vero averti qui …domani ti preparo una amatriciana fantastica! E poi l’abbacchio con le patate al forno…ti piace?».
Mi sorprese il modo di fare di quella famiglia, briosa e vivace. Al mattino, aprendo le finestre, mi trovai di fronte a un panorama meraviglioso. Il sole illuminava la mia stanza e tutto intorno a me brillava per la bellezza dei luoghi. Alberi e prati sconfinati e il paese…stupendo. La gente di Amatrice, fantastica. Ospitale, vera, sincera, semplicemente reale! D’incanto scomparve l’angoscia della notte precedente e vissi durante le riprese di Serafino con gli abitanti di Amatrice un periodo sereno e antico che non ho mai dimenticato. Oggi, dopo il disastroso terremoto e le persone che non ci sono più anche a causa di chi non fa nulla per proteggere il proprio popolo e il nostro meraviglioso territorio, mi viene la voglia di diventare presidente del Consiglio ma poi… subito dopo penso che …no, non sarei adatto.
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