Nessuna suspense sulla nomina oggi del primo presidente della Cassazione da parte del plenum del Csm in una seduta straordinaria presieduta dal capo dello Stato. Sarà Giovanni Mammone, attualmente segretario generale della suprema Corte, a succedere a Giovanni Canzio (cittadino onorario di Rieti), che guida la Cassazione da due anni e che lascia la magistratura per raggiunti limiti di età.
La certezza arriva dal ritiro dalla corsa del suo diretto concorrente: l’ex capo dell’Ufficio legislativo del ministro Orlando, Domenico Carcano, che dopo il suo passo indietro dovrebbe avere ottime chance per ottenere l’incarico di “vice”, cioè di presidente aggiunto della Cassazione, che a breve il Csm dovrà assegnare. Non c’era partita tra i due candidati, considerato che Mammone – che ha 67 anni, è di Avellino ed è di Magistratura Indipendente – aveva ottenuto in Commissione una larghissima maggioranza: cinque voti a favore a fronte di un solo voto andato a Carcano.
E cioè aveva avuto il sostegno di tutti i gruppi di togati, ad eccezione di Area schierata con il suo concorrente,e dei laici di entrambi gli schieramenti. Resta da vedere soltanto se dopo il ritiro di Carcano anche Area- che è il cartello delle correnti di sinistra della magistratura- sosterrà Mammone. E se dunque alla fine il nuovo presidente passerà all’unanimità o con qualche astensione, così come accaduto due anni fa a Canzio. Qualche sorpresa potrebbe riservare invece la sfida per il posto di procuratore generale della Cassazione. In questo caso si tratta di scegliere il successore di Pasquale Ciccolo, che come Canzio lascia perchè va in pensione. Il candidato favorito è Riccardo Fuzio, avvocato generale alla Suprema Corte.
Anche lui in Commissione ha ottenuto un’ampia maggioranza: i voti (quattro in tutto) dei togati di tutti i gruppi (ad eccezione di Area) e del laici di centro-destra Pierantonio Zanettin. Area ha invece proposto la nomina del Pg di Roma Giovanni Salvi, ma è rimasta sola: il laico di Scelta civica Renato Balduzzi ha preferito l’astensione. Se in plenum si ripetessero gli stessi schieramenti che ci sono stati in Commissione Fuzio avrebbe sulla carta 12 voti, mentre Salvi otto. L’incognita è come si comporteranno in plenum i laici di centro-sinistra (4), che se votassero tutti insieme su un unico candidato potrebbero essere determinanti, e cosa faranno Canzio, Ciccolo e il vice presidente del Csm Giovanni Legnini.
I due contendenti sono stati entrambi consiglieri del Csm: Fuzio con Unicost e Salvi con Magistratura democratica. E hanno in comune l’origine pugliese: il primo, che ha 67 anni, è di Andria (Bari), mentre il secondo, che di anni ne ha 65 è di Lecce. Molto differenti i loro curriculum. Fuzio ha una lunghissima esperienza alla procura generale della Cassazione, dove è approdato nel 2001. Salvi invece è stato procuratore di Catania, sostituto pg in Cassazione per 4 anni e ancora prima pm alla procura di Roma. nella capitale ha condotto importanti indagini: come quelle sulla “strage di Ustica“, sugli omicidi di Roberto Calvi e di Mino Pecorelli, su Gladio. (Ansa).
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