Migliorano ulteriormente i dati relativi al trattamento chirurgico della frattura del collo del femore presso l’Unità operativa complessa di ortopedia-Traumatologia dell’Ospedale de’ Lellis diretta dal dottor Riccardo Mezzoprete.
Secondo i dati P.Re.Val.E. (Programma Regionale di Valutazione degli Esiti) degli interventi sanitari, curato dal Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio, netto è l’incremento del numero di pazienti operati dall’Unità operativa reatina entro le 48 ore: Gli interventi sono passati dal 16% del 2009 al 61,4% del 2016, raggiungendo, proprio nei primi tre trimestri del 2017, il 70,87%. Una percentuale che supera ampiamente l’indicazione regionale del 60%.
Le fratture del collo del femore sono eventi traumatici particolarmente frequenti nell’età anziana (la provincia di Rieti detiene la percentuale più alta di ultra 65enni del Lazio) e tra le donne, in particolare quelle con grave osteoporosi, patologie internistiche e della coordinazione motoria.
Diversi studi hanno dimostrato che a lunghe attese per l’intervento corrisponde un aumento del rischio di mortalità e di disabilità del paziente, di conseguenza, le raccomandazioni generali sono che il paziente con frattura del collo del femore venga operato entro 24/48 ore dall’ingresso in ospedale.
Le Linee guida internazionali concordano sul fatto che il trattamento migliore delle fratture del collo del femore sia l’intervento chirurgico per la riduzione della frattura e la sostituzione protesica, che innalzano le possibilità di ripresa del paziente e di ritorno a funzionamento dell’arto.
In questo senso, l’Unità del de’ Lellis registra un incremento della mobilità attiva per la chirurgia protesica (circa il 15% della mobilità attiva totale); ma anche degli interventi di ‘chirurgia maggiore sull’arto superiore e inferiore’ (circa il 25/30%). Si aggiunge poi la riduzione dei giorni di degenza preoperatoria per le fratture di gamba che, dai 10 giorni del 2009 è passata ai 6/7 giorni dell’ultimo anno.
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