Con i versi dannunziani sull’olivo, si è aperta nel settecentesco Auditorium Varrone, la presentazione del nuovo libro promosso dalla Fondazione Varrone in sinergia con il Consorzio DOP della Sabina, a cura dello storico del Centro Europeo di Studi Agiografici, Tersilio Leggio “L’Olivo e la Sabina. Un Paesaggio senza Storia”.
Davanti ad un’attenta platea e a numerose autorità cittadine, la Vice Presidente della Fondazione Varrone, Mariella Cari ha ringraziato il Consorzio Sabina DOP per aver proposto il volume che diventa un viaggio affascinante alla scoperta di una pianta che da millenni accompagna la vita dell’uomo tra storia e religione, mito e leggenda, futuro e ricerca.
“Vorrei trasferirvi l’entusiasmo che ho vissuto nel leggere questo libro che svela il senso profondo del rapporto tra l’olivo e l’uomo, attraverso saggi molto interessanti che impreziosiscono il volume a partire dallo studio del prof. Leggio che si apre con un efficace incipt – Oleum enim sanat,lenit,recreat,penetrat ac lucet – Dall’età augustea si scrive di olivi e ancora oggi abbiamo un patrimonio inestimabile rappresentato da circa 2, 5 milioni di piante – racconta la vice presidente – questo libro dunque può inserirsi in un più ampio progetto di consapevolezza delle nostre eccellenze territoriali, che meritano maggior attenzione e valorizzazione”.
A prendere la parola il Presidente del Consorzio Sabina DOP, Stefano Petrucci che dopo aver ringraziato la Fondazione Varrone per aver creduto nell’iniziativa, ha detto che questo volume è un punto di partenza per fare ancora di più e ha ribadito l’importanza di preservare le varietà secolari, le cultivar che oltre ad essere simbolo di un ecosistema boschivo-forestale e di un paesaggio unico, producono olio di altissima qualità.
“Gli ulivi millenari sono veri monumenti simbolo della memoria dei Sabini e abbiamo il dovere per il futuro di salvaguardare questo patrimonio che per anni ha consentito la sopravvivenza dei popoli”.
Dopo gli indirizzi di saluto, è seguito un altro momento di poesia e musica, con la voce dell’attrice Desirèe Proietti Lupi e il flauto del M° Sandro Sacco. Sulle note di Bacalov, sono stati declamati i versi di Pavese e Moretti.
Molto apprezzata la relazione del Prof. Umberto Longo dell’Università La Sapienza, vice direttore del Dipartimento di Storia, Culture, religioni, ha pubblicato circa 150 volumi, tra saggi, articoli. Nelle sue ricerche si è occupato di Sabina e ha elaborato un Atlante digitale storico-religioso sui culti del reatino e della Sabina.
Sabino d’adozione con una casa a Collevecchio, il Prof. Longo ha ringraziato tutti coloro che hanno realizzato questo volume per la bella esperienza che ha avuto nel leggerlo.
Partendo dal titolo del libro “L’ Olivo e la Sabina”, lo storico ha evidenziato la presenza dell’endiadi, una figura retorica di grande importanza, utilizzata per esprimere un concerto tramite due termini. Olivo e Sabina due parole, due mondi connessi per sempre.
“ Il titolo provocatorio e stimolante – dice Longo – dimostra la sensibilità storiografica e metodologica del curatore Leggio”. Il ricercatore ha poi sottolineato, passando in rassegna tutti i saggi contenuti nel libro, gli aspetti che lo hanno maggiormente colpito, tra cui le foto molto suggestive e pregnanti, molte delle quali realizzate appositamente per il volume dal fotografo Massimo Felici.
Ha chiuso la presentazione, il curatore del libro, il Prof. Tersilio Leggio già Assessore alla Cultura della Provincia, sindaco di Fara, Commissario dell’ APT nonché membro illustre del Centro Europeo di Studi Agiografici.
“È stato un lavoro corale, impegnativo e articolato – ha esordito Leggio che poi ha ringraziato tutti coloro che hanno collaborato convintamente e pazientemente alla stesura del volume.
(testi di Paola Santoro,Elena Onori,Roberto Marinelli, Giorgio Pace,Sveva di Martino, Sesto Viticoli, Maurizio e Massimo Serva, chef stellati che hanno lasciato ricette d’olive e d’olio, che coniugano tradizione e innovazione).
“Il valore difronte alla globalizzazione – afferma Leggio – è il nostro patrimonio, è l’eredità. Si riparte dalla storia, dalle eccellenze che vengono dal passato per avere una grande forza per il futuro. Questo libro, deve anche essere per il Consorzio, un mezzo di promozione del territorio, le cui peculiarità non le conoscono nemmeno i reatini e i sabini. Non è facile definire il rapporto tra la Sabina e l’Olivo, tra paesaggio e la sua Storia, una storia senza tempo – conclude il Professore – Non esiste una Sabina senza olivo, non esiste un olivo senza la Sabina”.
La presentazione del nuovo prodotto editoriale della Fondazione, si è chiuso sulle note di Cinema Paradiso che hanno accompagnato l’emozionante poesia sull’olivo di Pablo Neruda.
Foto: VANNICELLI ©