Gentile direttore, mi chiamo Angelo Tulli e Vorrei porre alla vostra attenzione e segnalare, il reparto di Medicina uomini (ME.DI.NEF. UOC Medicina Interna) dell’ospedale di Rieti “San Camillo de Lellis”, 3° Piano, coordinato dal direttore dott. Basilio Battisti.
Scrivo come ex paziente, essendo stato ricoverato dal giorno 11 settembre al 19 settembre 2017, ed ho potuto constatare nei miei 8 giorni, in qualità di paziente, l’elevata professionalità di tutto il reparto, tra medici, infermieri, tirocinanti, personale operante e consulenti.
La puntualità delle terapie assegnate, la qualità nell’eseguire prelievi e flebo, il tempo di risposta (quasi nullo) tra il chiamare e l’arrivo del personale in camera, penso che possono collocare questo reparto tra le eccellenze. Vorrei ulteriormente evidenziare, in quanto inaspettato l’operato dei medici delle quotidiane visite della mattina di reparto: non conosco se sia un orientamento medico voluto dal primario, o, se sia una scelta ed iniziativa dei medici, ma devo dire che sia un metodo che funziona.
Le terapie che vengono date sono accuratamente spiegate, con scambi di informazioni tra i medici ed il paziente, ponendo il paziente al centro dell’attenzione, facendolo sentire protetto ed in continuo controllo medico. I colloqui con i medici diventano per cui un importante punto di riferimento per il paziente stesso, che si sente finalmente seguito, ascoltato e curato.
Un plauso, lo devo, maggiormente però a due dottoresse dell’equipe medica di repartodel Dott. B. Battisti, e più precisamente alla Dr.ssa Daniela PIETROBONO e alla Dr.ssa Valeria CORNACCHIOLA, in quanto sempre attente ad ogni mia richiesta o spiegazione sulla situazione medica, scrivendo tutto sulle loro cartelline e a volte anche in professionale contrasto, ma sempre nel rispetto dei ruoli. La passione che mettono nello svolgere il loro lavoro, è meritevole, come il tempo che mettono nelle visite, e cioè tutto quello che serve, senza lo “scappar via”, ma solo dopo aver dato tutti i risultati nel presente che l’operatività futura.
Per diventare un medico bisogna studiare, sacrificare e rinunciare a molto, ma quando un medico riesce ad ascoltare un paziente, fornendo tutte le indicazioni, essere umile e professionale, allora diventa anche un Buon medico. E questo è il caso delle due dottoresse citate.
Così, come è facile, criticare e “parlare per luoghi comuni”o di chi“per sentito dire”, bisogna avere anche il coraggio ed il dovere, di far conoscere anche le realtà che funzionano e che andrebbero fatte conoscere. Rinnovo i miei ringraziamenti al reparto allo staff medico ed in particolare alle dottoresse che mi hanno sapientemente seguito maggiormente nel mio percorso ospedaliero.
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