«Lo Stato, come del resto ha riconosciuto anche il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, è in grave ritardo. Certo, Castelli ha avuto un danno più limitato, rispetto ad esempio all’Aquila o ad Amatrice. Ma proprio perché più limitato, meritava un intervento più immediato, invece di buttare soldi in insensatezze». Così il critico d’arte e mattatore televisivo Vittorio Sgarbi, ieri sera a Castelli, borgo della provincia di Teramo alle pendici del gran sasso, per l’apertura della quinta edizione del Festival della storia dell’arte, facendo il punto a un anno dal terremoto che ha colpito il centro Italia.
«Del resto però le pastoie burocratiche fanno si che anche se ci sono i soldi, non si riesce a procedere. E così i luoghi non vengono restituiti nei tempi giusti alla loro necessità di essere vissuti e visitati, rimessi in sesto – ha continuato il critico d’arte -. Sgarbi ha messo in evidenza la necessità «di restituire vita e vocazioni alle aree interne d’Abruzzo e d’Italia, e soprattutto ribaltare il pregiudizio del loro essere
periferia di un altrove».
«Questi luoghi sono solo apparentemente periferici – ha spiegato – Roma e Milano sono più il centro, dove c’è necessità di andare fisicamente. Le nuove tecnologie ti consentono di essere al centro anche a Penne, Guardiagrele, e appunto a Castelli. Tra stare in una periferia di una città, a tre quarti d’ora dal centro storico, e vivere in un borgo bellissimo, non vedo la differenza. Non viviamo più in quel modello di società dove per trovare lavoro si doveva necessariamente emigrare e trasferirsi. Oggi si possono avere intuizioni e realizzarsi vivendo in borghi apparentemente remoti, ma in realtà al centro della macchina produttiva. Questo ritorno alla condizione di vita nei borghi antichi può essere un’impresa formidabile, possono diventare luoghi residenziali, non solo turistici. I giovani lo stanno capendo. In questi luoghi più piccoli si trovano dimensioni umane che si perdono in grande città anonime».
Per Sgarbi, «serve la coscienza e la sensibilità di chi già vive in questi luoghi, che sono in fondo a un’ora dalle città più importanti, grazie anche ad una rete autostradale consolidata. Vivere in un borgo è un’esperienza di maturità e intelligenza, che va incentivata, favorita e accresciuta. Va fatto capire che vivere in luoghi meravigliosi come Castelli è un privilegio, non certo un esilio».
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