(Sabrina Vecchi) La piccola chiesa di Oliveto Sabino non è riuscita a contenere le persone accorse per dare l’ultimo saluto a Marta Scioscia, ex dirigente della Polizia Municipale di Rieti, scomparsa per un malore a 48 anni. La cerimonia si è svolta sul sagrato della chiesa per permettere a tutti di stringersi intorno al marito Massimo, professore molto noto in città, al figlio Gioele ed ai familiari. Tanta commozione tra amici, colleghi e parenti, tutti ancora increduli.
Il vescovo Domenico Pompili ha voluto una cerimonia semplice ed essenziale: proprio com’era Marta. Schiva, riservata, di grandissima cultura e di una semplicità disarmante. Chi l’ha conosciuta o ha lavorato con lei non dimenticherà il suo fortissimo senso del dovere, la capacità di gestire ogni situazione con enorme competenza e pacatezza. Nell’omelia, il vescovo ha voluto ricordare “i suoi occhi profondi che guardavano avanti” , i compaesani hanno sottolineato il suo amore per la natura, i colleghi della Polizia Municipale di Rieti hanno ricordato una persona che ascoltava con attenzione le problematiche di tutti, dal cittadino più semplice a quello più altolocato.
Marta riservava il medesimo trattamento per ciascuno, anche quando era diventata Comandante non aveva mai perso il contatto con le persone e con il lavoro di sempre: poca forma e molta sostanza, non amava autisti né convenevoli, prendeva una vecchia Panda nel garage di servizio e svolgeva qualsiasi tipo di mansione con il medesimo impegno, dalla cassiera ai compiti dirigenziali. E sempre con il sorriso, anche quando aveva motivo per non averlo. Un sorriso ed una lezione che mancheranno tanto.
Anche RietiLife si stringe attorno alle famiglie Casciani e Scioscia.
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