Tra pescatori sportivi e pescatori di professione era stato aperto un tavolo in Regione, che si è riunito una sola volta, mostrando spiragli subito richiusi. Questa volta a intervenire contro la pesca di professione, con una istanza alla Regione Lazio, sono la Fiops (Federazione italiana operatori pesca sportiva) e l’associazione Spinning Club Italia, che denunciano “un’emergenza ambientale al lago del Salto, per prelievi ittici incontrollati ad opera di pescatori professionali con modalità spesso illegali per ogni specie ittica” e chiedono l’adozione di misure urgenti. Francesco Ruscelli, direttore della Fiops, sostiene che i circa due milioni di pescatori sportivi muovano un indotto economico di oltre due miliardi di euro, creando un volàno all’economia dei territori, soprattutto nelle aree interne. “Un chilo di pesce pescato da un pescatore sportivo – dice -, secondo alcuni studi, vale oltre 100 euro (ed il valore si moltiplica in caso di pratica del no-kill), mentre un chilo di pesce pescato da pescatori professionisti vale dieci volte meno”.
“La pesca professionale deve essere svolta in modo compatibile con l’ittiosistema locale e in equilibrio con le esigenze della pesca sportiva – prosegue – Chiediamo alle istituzioni di intervenire adottando norme di regolamentazione che limitino i danni e valorizzino le opportunità . Mancano controlli sull’attività di pesca professionale (che si intensifica in primavera, periodo di riproduzione, con l’utilizzo incontrollato di reti da posta), studi sulla sostenibilità ambientale, periodi di fermo”. Mario Narducci, presidente dell’associazione Spinning Club Italia aggiunge: “La tutela dell’integrità degli ecosistemi acquatici non è un interesse di nicchia, ma riguarda il bene comune e le generazioni future. Salvare la fauna ittica del lago del Salto da un prelievo indiscriminato e insostenibile si rivela una battaglia di civiltà, prima ancora che la tutela dell’attività di tante persone di categorie diverse”.
L’avvocato Federico Canonici conclude sostenendo che è necessario un cambiamento di mentalità: “Oggi – tra inquinamento di ogni genere, incendi dolosi, siccità e altre problematiche che devastano quotidianamente il nostro ecosistema – occorre chiedersi se non sia il caso, per lo meno nelle situazioni in cui sia agevole intervenire, prendere opportuni provvedimenti” sottolinea. Fra questi il divieto assoluto di pesca professionale con reti o strumenti similari. Le associazioni chiedono “una attività istruttoria, per valutare la gravità della situazione, con lo scopo di emanare un regolamento regionale per valorizzare la pesca sportiva”.Un tema, quello della pesca di professione nei laghi reatini, che torna alla ribalta con cadenza assai regolare. (Francesca Sammarco -Il Corriere di Rieti) Foto: RietiLife ©