L’innovazione, l’orientamento verso al cosiddetta Industria 4.0, nella quale i robot saranno importanti ma non sostituiranno l’uomo. Anche il territorio ternano, così come tutto il sistema capitalistico, deve andare verso questa direzione. Come se la crisi, che da una parte ha creato difficoltà, dall’altra avesse aperto la strada verso nuove opportunità da creare. Si sta vivendo, in questo periodo, una quarta rivoluzione industriale. Terni, in questo ambito, deve rispondere e farsi trovare pronta, costruendo una cultura capace di favorire la nascita e la crescita di nuovi sistemi innovativi. Non aspettando i fondi istituzionali, ma affidandosi ad iniziative proprie e private.
Il convegno di sabato 6 maggio all’hotel Michelangelo di Terni, organizzato dal Centro studi Ezio Vanoni, ha evidenziato questi concetti. Nel corso dei lavori, tra l’altro, si è tornato a parlare anche del centro ricerca sui materiali e si è affrontata l’opportunità che Terni e la sua acciaieria puntino nello specifico sulla produzione legata alle stampanti a 3 dimensioni (stampanti 3d). I relatori dei lavori, con il coordinamento e la conduzione dal giornalista Vincenzo Carducci, hanno fatto emergere questi concetti sia nei loro interventi che rispondendo alle domande dei presenti nel dibattito conclusivo.
Di innovazione e mercato globale ha parlato Luigi Nicolais, professore emerito dell’università Federico II di Napoli ed ex ministro per le riforme e le politiche innovative. «La crisi che stiamo vivendo richiede una reindustrializzazione globale. Il cliente, oggi più che mai, diventa l’anello centrale del sistema. Oggi non esiste più il migliore tessuto del mondo, ma il miglior tessuto per ogni specifica applicazione. Siamo nel mezzo di una sorta di quarta rivoluzione industriale, già avviata dai tedeschi. E’ una rivoluzione principalmente sociale in cui la persona torna al centro e la macchina perde qualcosa rispetto al passato. Non è vero che i robot ci faranno perdere posti di lavoro. L’uomo, infatti, non perde il suo ruolo. Anzi, ne acquista uno importante proprio nella capacità di interagire in modo intelligente con le macchine. Questo è il vero cambiamento epocale che stiamo vivendo. Il ruolo di un paese come il nostro è di far sì che in questa transizioni ci sia una crisi sociale».
Tullio Camiglieri, vicepresidente di Confindustria Terni e responsabile delle relazioni esterne di Thyssen Krupp Acciai speciali Terni, ha sollecitato il tessuto ternano ed anche la sua componente più giovane, ricordando che, al di là dell’attesa di iniziative istituzionali e fondi, ci vuole prima di tutto iniziativa. «Dobbiamo intanto valorizzare quello che abbiamo. Ma non tirando in ballo istituzioni, fondi pubblici o cose del genere, bensì facendo sì che l’imprenditoria diventi davvero qualcosa in cui i giovani credano. Manca, invece, l’incentivo ai giovani a fare impresa. Io, qui, faccio fatica a vedere giovani che riescano ad avviare start up. Forse perché, magari, fino a un po’ di tempo fa, l’ambizione dei genitori era quella di mandare il figlio a lavorare all’acciaieria». Terni e una cultura da far andare avanti, partendo anche da ciò di cui palesemente la città fatica ad andare avanti: «Il teatro Verdi, per esempio. Cosa vogliamo farne? Qualcuno ce lo può spiegare? Quello è un patrimonio, della città. Ma anche la fontana di piazza Tacito. Io sono a Terni da poco. Ma da quando sono qui, vedo quella piazza con quella fontana circondata da barriere perché non si riesce a metterla a posto». Quindi, più iniziativa e meno attesa: «Lo sforzo delle istituzioni pubbliche è limitato perchè le risorse sono diminuite. Bisogna invece creare le condizioni per sviluppare nuove opportunità. Importante, su tutto, è il ruolo dell’Europa. Soprattutto, per la tutela e la salvaguardia dei patrimoni. Sento troppo parlare di slogan per uscire dall’Europa. No, qui ci vuole più Europa».
Fabio Paparelli, Vicepresidente della Regione dell’Umbria, comincia riferendosi ad un passaggio di quanto detto da Camiglieri. «Non è vero che non ci sono start-up. A Terni, di start up, ce ne sono tante. Ma non stanno sulla manifattura». Parla del ruolo della politica e delle istituzioni: «Negli ultimi tempi, si è persa la concezione di ciò che deve fare la politica. Essa, infatti, dovrebbe avere una visione a medio e lungo termine, piuttosto che assumere un ruolo di burocrate. In Umbria, la crescita va di pari passo alla qualità delle imprese e del vivere. Il benessere non deve sfaldare il tessuto sociale e l’innovazione deve essere il motore dello sviluppo. Cultura e conoscenza sono componenti fondamentali, ma anche la coesione sociale è essenziale. Il ruolo della manifattura, in una realtà come quella di Terni, assume grande importanza. La crisi ci ha riportato su un terreno che moli credevamo superato dal postindustrialismo, in cui si pensava che l’economia assumesse una connotazione prettamente finanziaria. Invece, senza un apparato industrtiale solido, non si può costruire un nuovo sviluppo. Nella cultura comune, va recuperato l’elemento dell’industria legata alle cose che utilizziamo ogni giorno. All’industria doviamo chiedere un impulso maggiore rispetto ad oggi nella formazione del prodotto interno lordo. A Terni, il 40% del valore aggiunto è prodotto dall’industria. Bisogna puntare alle nanotecnologie ed alla chimica verde. Importante il ruolo dell’università. Avere a Terni un centro di ricerca sui materiali è un tema sul quale stiamo ragionando e sul quale dovremmo camminare in maniera spedita. Poi ci sono le infrastrutture. L’innovazione deve essere reale e concreta e non deve rimanere un esercizio teorico, o qualcosa di citato solo a parole».
Ultimo intervento, quello di Riccardo Marcelli, segretario di Fim Cisl Umbria. «Oggi, si lavora nel manifatturiero utilizzando le stampanti tridimensionali. Non parliamo più solo dello stereotipo delle tute blu. La Germania, dove l’Industria 4.0 è partita, ha 300 robot ogni 10 mila addetti ed ha un tasso di disoccupazione molto più basso di quello italiano. Scompariranno alcuni lavori? Sì. Ma c’è un sistema che rimette al centro la persona e che punta su una nuova forma di capitalismo. Insomma, c’è un’economia nuova. Basata anche sulla sostenibilità ambientale e sociale. Domani potremo decidere di acquistare l’acciai Ast perchè prodotto sulla base di questi principi, o continueremo ad acquistare l’acciaio cinese. Quando si parla di start up, e ne sta una tra le tante che lavora nel settore proprio della stampante 3d. Quando si parla di verticalizzazione, vorrei che Thyssen Krupp, invece di collocare tutta la produzione di stampanti 3d in Germania, la metta qui a Terni, affinchè avvenga proprio qui qualcosa di innovativo. Da lunedì, sono disponibile anche a parlare di questa cosa con la stessa dirigenza della Tk». Foto (archivio) RietiLife ©