Aziende Amiche – La produzione di melanina nella cute è a carico di una particolare cellula, di derivazione neuronale, presente a livello dello strato basale dell’epidermide, chiamata melanocita. Il melanocita produce la melanina in particolari strutture, dette melanosomi, che vengono poi cedute ai corneociti determinando il colore della pelle. La diversa forma e volume dei melanosomi determina i diversi colori di cute che differenziano la razza negroide da quella orientale e da quella caucasica.La produzione di melanina ha la principale funzione di difendere la cute dal danno solare e, quindi, la sua sintesi è attivata dai processi di danno biologico. Il danno induce la liberazione di un particolare ormone chiamato MSH (ormone melanocita stimolante) che agisce sul melanocita attivando la sintesi di melanina e la cessione di questi alle cellule epidermiche. Nella nostra azione di medicina estetica, è importante anche regolare la risposta melanica, sia nella normale esposizione solare, sia come risposta ad un trattamento irritativo.Questo dovrà essere regolato anche sulla base del fototipo del paziente e cioè della diversa risposta all’esposizione solare. I parametri necessari alla diagnosi di fototipo sono: Il colore della pelle, il colore dei capelli, la presenza di efelidi, l’eventuale eritema da esposizione solare, l’intensità dell’abbronzatura. Si determinano così 6 fototipi diversi che vanno dal danno solare massimo al danno solare minimo. Il danno solare consegue all’azione dei raggi UV. I raggi UV ed in particolare gli UVB inducono una risposta infiammatoria che provoca un danno diretto ed indiretto sulla matrice dermica con elastosi solare e fotoaging. La cute cerca di difendersi dai raggi UVB producendo, con il sudore, acido urocanico, potente filtro selettivo per i raggi UVB. I raggi UV, inoltre, attivano le metalloproteinasi del derma con distruzione della matrice ed un aumento della melanina con iperpigmentazione. L’iperpigmentazione consegue o ad un eccesso di melanociti o ad un aumento di melanina. In ambedue i casi abbiamo una causa stimolante irritativa. Questa può depositarsi a livello epidermico e/o a livello dermico. E’ importante poter differenziare queste due situazioni perché nel caso di deposito epidermico è sufficiente effettuare l’asportazione di uno strato superficiale di cute (epidermide) per risolvere il problema estetico, mentre nel caso di deposito più profondo (dermico) l’asportazione deve essere più profonda. Per evitare il danno da iperpigmentazione dobbiamo, ovviamente, ridurre gli stimoli irritativi sulla cute. In caso di trattamenti irritanti (peeling medio-profondi, laser, etc) dobbiamo considerare il fototipo del paziente, ovvero la sua risposta all’esposizione solare. In caso di fototipi alti dobbiamo preoccuparci di far seguire al trattamento applicazioni depigmentanti. Altra accortezza da seguire prima di praticare un trattamento di asportazione di un’iperpigmentazione è quello di assicurarci che questa non sia patologica. Sappiamo, infatti, che il danno solare del DNA può indurre la formazione di una neoplasia delle cellule squamose (Carcinoma squamoso), delle cellule basali (Basalioma) o dei melanociti (Melanoma). Dobbiamo, quindi, differenziare una lentigo malignada una lentigo solare. La dermatoscopia ci aiuta in questa diagnosi differenziale sulla base del colore della pigmentazione (bruno o policromo), sulla specularità o meno della metà dell’immagine, sull’aspetto o meno ad impronta digitale, sull’eventuale irregolarità dei bordi e sulle dimensioni. Questo abbinato all’evoluzione e all’età d’insorgenza ci consente di porre una diagnosi differenziale iniziale, successivamente confermabile dallo specialista. E’ possibile ridurre l’iperpigmentazione agendo sulle varie tappe di questa, mediante l’applicazione topica di principi attivi, prima e dopo l’esposizione solare o il danno irritativo: La Laminaria Ochroleuca è un alga con attività antinfiammatoria, capace di bloccare le interleuchine e le prostaglandine. La Sanguisorba Officinalis e la Macrocistis Pyrifera sono due alghe brune capaci di competere con i siti attivi sui quali agiscono le metalloproteinasi, riducendone l’azione negativa. L’Istidina agisce come precursore dell’acido urocanico, potente filtro selettivo UVB prodotto con il sudore. La Fenilalanina è, invece, un precursore delle melanine. Vitamina E e Vitamina C sono antiossidanti capaci di bloccare i radicali liberi dell’ossigeno. Le Protezioni solari servono, infine, per rallentare il passaggio dei raggi UV, permettendo di aumentare il tempo di esposizione senza comparsa del danno. Fra gli schermi solari distinguiamo i composti chimici organici che assorbono la luce ultravioletta (para-aminobenzoico o PABA), i prodotti inorganici che riflettono la luce UV (biossido di titanio, ossido di zinco) e le particelle organiche che assorbono la luce. Queste ultime si dividono sulla base del tipo di raggi UV che riescono a filtrare. La maggior parte degli organici agisce sui raggi UVB, una parte di questi anche sui raggi UVA, mentre gli inorganici coprono tutto lo spettro. La capacità di azione di un filtro solare viene espressa con il valore del SPF (sun protection factor). Questo rappresenta la quantità di radiazione UV necessaria a provocare scottature sulla pelle con la protezione solare, come un multiplo della quantità necessaria senza la protezione solare. E’ utile, nei soggetti che tendono a pigmentarsi troppo o in modo irregolare, ridurre la melanogenesi con i prodotti di cui abbiamo parlato prima e regolare le funzioni di protezione cutanea e di riparazione cutanea con endomodulatori, ottimizzatori delle reazioni biologiche del nostro organismo. la melanina). Importante è che questo tipo di integrazione consente di non avere mai un eccesso del prodotto di reazione. Questo perché, quando anche una sola molecola del prodotto finale è in eccesso, si blocca la reazione enzimatica. Infatti la molecola in eccesso si lega al sito allosterico dell’enzima bloccando il sito attivo di questo. Gli endomodulatori, essendo dei normali componenti della nostra alimentazione, devono essere assunti, sempre, a stomaco vuoto. L’ottimizzazione della sintesi delle melanine può essere ottenuta somministrando: tirosina (aminoacido precursore), rame (coenzima della tirosinasi), cisteina (necessaria alla formazione delle feomelanine), zinco (necessario alla formazione delle eumelanine). Questo consente di ottimizzare la formazione dei pigmenti necessari alla protezione dal danno solare. Questa protezione può essere ottimizzata consentendo una migliore formazione di acido uroconico, il filtro naturale UVB prodotto con il sudore. Per questo somministriamo istidina, quale aminoacido precursore. Questo prodotto va assunto, a stomaco vuoto, la mattina prima di esporsi al sole. Il danno biologico determina alterazione dei componenti della cute, per questo possiamo utilizzare l’endomodulazione per ottimizzare la nuova formazione di questi. Quindi, la sera a stomaco vuoto assumiamo: prolina, precursore del collagene, glucosamina, precursore dell’acido ialuronico, lisina, precursore dell’elastina, valina, leucina ed isoleucina, precursori dei componenti del sebo.
Lo Studio
Lo Studio della dottoressa Barbara Gunnella è situato in Rieti nella centralissima Via Cintia al numero civico 110/114. Per informazioni e prenotazioni: 389 5141713 [email protected]
Dott.ssa Barbara Gunnella
Laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi dell’Aquila prosegue il suo percorso di studi conseguendo la specializzazione in Anestesia e Rianimazione con il massimo dei voti presso UCSC Policlinico Gemelli, Roma. Con rinnovato interesse scientifico e rivolta alla ricerca, si dedica allo studio della medicina estetica conseguendo un Master in Medicina Estetica e Terapia Estetica presso UNICAM.
Foto: STUDIO BARBARA GUNNELLA ©