Tornano gli AgriChef con l’avvio della terza edizione del Festival dell’Agriturismo Italiano promosso da Cia-Agricoltori Italiani e Turismo Verde. Dal Lazio alla Campania passando per Abruzzo ed Emilia Romagna, saranno tante le aziende agrituristiche associate che ospiteranno altrettanti cuochi agricoli provenienti da tutte le regioni per dare vita, assieme, a menù e degustazioni riservati agli appassionati della cucina secondo campagna.
Già pronto il programma di maggio con nuove esperienze culinarie che uniscono cultura e gastronomia di un territorio, per far conoscere agli ospiti sapori e odori che rendono tipica ogni cucina regionale.
Si parte giovedì 4 maggio con la contaminazione tra Lazio e Abruzzo: l’agriturismo Lu Ceppe di Cittareale (Rieti) ospiterà l’Agrichef dell’azienda Sapori di Bea di Abateggio (Pescara). Il Festival continua l’11 maggio con la tappa in Toscana, dove all’interno dell’agriturismo Le Spighe di Albinia (Grosseto) si potranno degustare le proposte gastronomiche dell’azienda emiliana La terra dei kaki di Montiano (Forlì-Cesena). Si prosegue il 18 maggio con un menù campano-laziale: all’agriturismo Collina di Roseto di Benevento si cenerà con i piatti dell’Agrichef della cooperativa agricola Cobragor di Roma. Ultima data di maggio giovedì 25 con l’agriturismo Fuori di Zucca di Aversa (Caserta) che ospiterà la cooperativa sociale Capodarco di Grottaferrata (Roma).
Chi è l’Agrichef? Intanto si tratta di una definizione che vanta già innumerevoli casi d’imitazione (ma il marchio originale depositato è della Cia). Quelli che hanno ottenuto il riconoscimento sono un centinaio finora. L’Agrichef è un cuoco/cuoca di comprovata abilità ed esperienza che esercita il suo mestiere all’interno della cucina dell’agriturismo. Può essere il titolare d’azienda, un elemento della famiglia ma anche un esterno che però si impegna a trasformare principalmente produzioni agricole aziendali, o di prossimità, nel rispetto della stagionalità e utilizza nella realizzazione delle pietanze ingredienti legati alla tutela della biodiversità. Questo per favorire, attraverso il consumo di specifici prodotti, la costante coltivazione dei medesimi preservandoli dal rischio dell’estinzione. Un processo virtuoso, quindi, per l’agricoltura nel suo complesso, che rifugge la standardizzazione delle produzioni, mirando all’esaltazione delle differenze anche a discapito delle convenienze sulle rese “quali-quantitative”. Foto CIA ©