“Nessun male viene da Dio! Dio non vuole il male dei suoi figli, ma lo condivide, solidale con tutte le vittime di ogni ingiustizia”. E’ cominciata con queste parole, alla presenza di monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, la Via Crucis ieri nella zona Rossa di Amatrice: 14 stazioni, comprese tra l’ospedale “Francesco Grifoni”, gravemente lesionato dal sisma del 24 agosto e in via di demolizione, e la Chiesa simbolo di Sant’Agostino, di cui resta in piedi solo la parete destra puntellata da un castello di tubi innocenti.
Poco più di mille metri per ripercorrere, nel giorno del Venerdì Santo, la passione di questa terra e della sua gente, iniziata il 24 agosto e di cui oggi è impossibile vederne la fine. A portare la Croce, per tutto il tragitto, una famiglia terremotata, tra letture, meditazioni, preghiere e canti. A fare da sfondo il silenzio delle macerie che hanno sepolto persone e luoghi, un tempo familiari, davanti ai quali la comunità dei fedeli si è fermata per meditare le stazioni. Davanti al benzinaio, al supermercato, alla casa delle suore, all’Hotel Roma, alla Torre civica, al ‘Palazzo rosso’ fino a S.Agostino.
“Le nostre case sono rovinosamente crollate su di noi. D’un tratto nulla è stato più come prima – è stata la meditazione della III stazione – l’orologio della torre fermo alle 3.40 sembrava avesse fatto scadere il tempo dei nostri progetti. Perché? Perché proprio a noi? Ma… ‘se il Signore non fosse stato con noi’, le macerie avrebbero sepolto anche il nostro futuro. Se il Signore non si fosse fatto carico di noi con il sudore e la carità di molti, avremmo maledetto di essere tra gli scampati. L’amore ha lenito il dolore, la solidarietà ci ha rimesso in cammino per ricostruire e confessare che l’Amore da cui proveniamo non viene mai meno”. Foto (archivio) RietiLife ©