Secondo mandato per la dottoressa Silvia Di Donna alla guida dell’Azione Cattolica della diocesi di Rieti. Il vescovo Domenico Pompili, su indicazione del consiglio diocesano dell’associazione (eletto dall’assemblea diocesana svoltasi il 19 febbraio), ha riconfermato per un ulteriore triennio la quarantottenne reatina quale presidente diocesana.
La dottoressa Di Donna, della parrocchia reatina Santa Lucia, è cresciuta sin da bambina nelle fila dell’AC, rimanendovi sempre legata anche quando, nel mettere a frutto la sua laurea in Biologia nella ricerca di laboratorio, si è dovuta allontanare dalla città natale, svolgendo periodi lavorativi in altre città d’Italia e anche a Parigi. Attualmente svolge la professione di biologa nutrizionista, dividendosi tra Rieti e Roma e continuando a dedicarsi, non senza sacrificio, all’attività associativa della piccola realtà reatina dell’AC, alla cui presidenza era stata nominata nel 2014 da Mons. Delio Lucarelli e in cui è stata ora riconfermata dal suo successore.
Nella lettera che accompagna il decreto di nomina, il vescovo Pompili ha voluto innanzitutto, assieme alla «stima personale», esprimere «l’apprezzamento per una realtà ecclesiale che fa dell’azione la sua cifra distintiva, insieme alla sua capacità di essere cattolica, cioè aperta a tutti e a qualsiasi dimensione dell’umano».
Riconosciuta la «fatica che l’AC diocesana vive qui come altrove, specie in riferimento ad un calo numerico che va di pari passo con la crisi di appartenenza che è propria del nostro tempo», il presule ha voluto però ribadire come «la proposta educativa di cui vi fate interpreti resti valida e ancor più necessaria», grazie al suo offrire «un contributo determinante alla costruzione di comunità mature sotto il profilo della fede e all’animazione di una società che cerca punti di riferimento credibili».
Di qui «tre priorità che stanno a cuore a questa Chiesa reatina», tre consegne da parte di Pompili all’associazione diocesana, da lui espresse con i verbi investire – scegliere – generare.
Innanzitutto, il compito di «investire sul mondo dei ragazzi e dei giovani che rischiano di essere sospinti da una certa atmosfera di rassegnazione a perdere la speranza e a chiudersi nel privato. L’AC è esperienza in grado di rimettere in movimento energie fresche e originali che aiutano a scommettere sul presente, senza attardarsi a guardare all’indietro e senza sognare un futuro sempre di là da venire».
Secondo, «scegliere la comunità cristiana diocesana che si articola nelle parrocchie, facendo lievitare la corresponsabilità che è molto di più rispetto alla semplice partecipazione», come credenti che «sentano la Chiesa non come un luogo di servizi, ma come un tempo di maturazione nella fede e di impegno nella costruzione della società umana».
Terza consegna: «generare laici, donne ed uomini, che vivono la fede come un di più che offre intelligenza e coraggio per affrontare le sfide di oggi a cominciare per noi dal terremoto per arrivare alla crisi economica, alla condizione degli immigrati e a quella degli anziani. Ciò che conta è che l’AC sia dentro a dove la vita fluisce e non se ne stia inerte a guardare da lontano». La lettera si conclude con l’augurio a Silvia che saprà «continuare con il tuo stile discreto e fattivo».
Foto: Ufficio Comunicazioni Sociali ©