(di Paolo Giomi) Sarebbe dovuto essere il primo vero punto post-terremoto di tutto il cratere laziale, l’occasione per pianificare, magari, iniziative congiunte per velocizzare una fase di emergenza che, a detta di tutti, è ben lontana dall’essere superata. E invece il consiglio provinciale straordinario, convocato nella sede provvisoria del Comune di Posta – quella istituzionale è inagibile a causa del sisma – è un’iniziativa riuscita a metà. Perché, come sottolinea il consigliere provinciale ed ex candidato sindaco di Rieti capoluogo Antonio Perelli, “le assenze dell’aula non possono non essere prese in considerazione”. Tra i tanti sindaci e amministratori che hanno voluto prendere parte all’iniziativa mancano, infatti, rappresentanze dei tre Comuni più colpiti dal terremoto: Amatrice, Accumoli e Cittareale. Defezioni che pesano, da una parte, ma che danno l’opportunità di conoscere più a fondo la situazione di chi, con grande umiltà e nel pieno rispetto della tragedia dei Monti della Laga, sta affrontando un’emergenza altrettanto grande lontano dalle luci della ribalta mediatica. Perché sono emblematiche le testimonianze dei tanti sindaci che hanno preso la parola, fornendo l’istantanea di un’emergenza ben più estesa di quanto si possa immaginare. Ferite ancora tanto profonde, in una grossa fetta della provincia di Rieti.
4 MILIONI PER LA VIABILITA’ In questo quadro la Provincia, svuotata di risorse e funzioni, vuole dimostrare però ancora una volta quanto importanti siamo le amministrazioni più prossime ai territori. Così, nell’introduzione del presidente Giuseppe Rinaldi, si legge quanta voglia ci sia di fare. E quanto ci si prepari a fare, ad esempio con i 4 milioni e mezzo destinati alla viabilità provinciale proprio sui Comuni di Amatrice, Accumoli e Cittareale, i più colpiti anche sul versante stradale. “Iniziative pronte ad essere avviate – spiega Rinaldi – che possono essere realizzate nei prossimi 90-120 giorni”. Dagli interventi alla pianificazione. Venerdì 24 marzo la provincia di Rieti parteciperà ad un incontro convocato dall’associazione nazionale dei consorzi industriali, per costituire con le altre 8 Province del cratere un comitato promotore per attuare quella che Rinaldi chiama “la trasformazione dei buoni propositi in azioni”. Il giorno prima il presidente della provincia sarà a Bruxelles con il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, per presentare le istanze dei territori del Lazio colpiti al cuore dal sisma al Commissario Europeo per le politiche regionali Corina Cretu. Perché i territori chiedono risposte. E le chiedono ora.
POSTA E BORBONA Risposte immediate. Senza se e senza ma. E’ l’appello lanciato dal sindaco di Borbona Maria Antonietta Di Gaspare, che chiede interventi urgenti per il sostegno di un’economia che “altrimenti – dice – rischia di morire alla fine della prossima estate”. Tra le proposte, quella di un servizio di trasporto pubblico ad hoc per il cosiddetto “turismo mordi e fuggi”, quello che costituisce una grossa porzione dei “pil” dell’alta Valle del Velino: persone che in quei paesi trascorrevano il week-end, e che ora non hanno la minima intenzione di tornare. “Dobbiamo puntare sulle nostre vocazioni, le peculiarità di questo territorio – prosegue il sindaco Di Gaspare – solo così si terranno in piedi questi territori”. Nei prossimi giorni il primo cittadino di Borbona avvierà l’esproprio dei terreni dove avviare le urbanizzazioni per le 28 Soluzioni Abitative d’Emergenza che verranno consegnate entro l’estate. Una grossa parte dei residenti è stata alloggiata nelle seconde case. Che ora, però, non potendo ospitare i proprietari, pongono l’accento proprio sull’emergenza economica, alla quale si aggiunge quella sociale. Perché sia a Borbona che a Posta – come conferma anche la sindaca padrona di casa, Serenella Clarice – almeno il 50% degli immobili, pubblici o privati che siano, è inagibile. Una percentuale enorme, seconda solo ai Comuni di Amatrice e Accumoli, dove la quota degli immobili non più agibili supera il 75%. A Posta la ricognizione per individuare le aree dove posizionare le “casette” – 20 per ora quelle ottenute, ma i sopralluoghi sono ancora in corso – sono ancora in essere per via della bocciatura di alcune zone soggette a vincolo da parte della Regione Lazio. Si lavora senza sosta, in condizioni precarie. E nel silenzio, di chi preferisce i fatti alle parole.
EMERGENZA ANTRODOCO Scendendo di latitudine i problemi non mancano. Anzi. E’ un quadro inquietante quello descritto dal sindaco di Antrodoco, Sandro Grassi, che a suo dire si appresta ad avviare una vera e propria “evacuazione” del centro storico. “Non lo dico io – spiega il primo cittadino del borgo alle pendici del Monte Giano – lo dicono i numeri: ho 30 ordinanze di sgombero che devo firmare nelle prossime ore, che fanno parte di circa 1000 richieste di verifiche e sopralluoghi. Facendo la proporzione è come se a Rieti fossero state chieste 10mila verifiche, un numero per noi che significa la morte del paese. L’economia è ferma, la gente non viene più, chi ha la seconda casa non torna, le attività commerciali soffrono, le risorse non arrivano, e qui si continua a perdere tempo. Commissario, Governo e Regione ci dicano cosa dovremmo fare noi, che abbiamo già anticipato soldi per il Contributo di Sistemazione, e che con le casse vuote ci troviamo a far fronte ad una situazione insostenibile. Andando avanti così – prosegue Grassi – si sancirà la morte di tutta la parte alta della provincia di Rieti”.
LEONESSA E GLI ALTRI Più “soft” i toni del sindaco di Cittaducale, Roberto Ermini, anche lui costretto a far fronte con un terremoto che ha segnato anche il territorio angioino. “Le istituzioni locali, con tutte le difficoltà che vivono – dice – hanno fatto finora un lavoro encomiabile, a cominciare dalla provincia e dalla Protezione Civile (rappresentata dal presidente del Coi di Posta-Borbona Vincenzo Leti, che è pure lui sindaco di Montasola, in Bassa Sabina, dove non mancano i problemi legati al sisma, ndr). Per cui da parte nostra servono iniziative per recuperare il tempo perduto. Smettiamola di piangersi addosso”. E non ha la minima intenzione di piangersi addosso. Maurizio Rosati, assessore a Leonessa, dove “ci stiamo ancora leccando le ferite e contando i danni provocati dal terremoto. Abbiamo molte abitazioni lesionate, e questo sta paralizzando la nostra economia. E’ chiaro – rivolgendosi al presidente della Provincia Rinaldi – che quello che chiediamo a questo tavolo è di farsi portavoce delle istanze di tutto il territorio. Perché l’impressione che si ha è che la provincia di Rieti non sia abbastanza ascoltata a livelli superiori. Serve una maggiore presenza”.
Il sindaco di Rieti, Simone Petrangeli, esorta tutti ad evitare gli errori commessi a L’Aquila, dove “a distanza di quasi 10 anni la situazione è ancora quella che è”. Per il sindaco di Rivodutri, Barbara Pelagotti, il problema è legato alla “assenza di procedure. Nel mio Comune, ad esempio, i danni non sono di grande entità. Basterebbe poco per risolvere i problemi, che però non possono essere risolti per la mancanza di procedure specifiche. A Micigliano, dice il sindaco Emiliano Salvati, i problemi principali sono legati proprio alla viabilità, e alle 4 frane che insistono sull’unica strada provinciale che attraversa il Comune. “Serve un maggior coordinamento tra enti e livelli amministrativi”, spiega il giovane sindaco reatino, anche lui unito al coro che chiede alla Provincia di farsi portavoce delle istanze di un territorio dove l’emergenza-terremoto è ancora viva. E tremendamente attuale.
Foto: Francesco PATACCHIOLA ©