“Se vuoi continuare a bere è affar tuo, se vuoi smettere e vuoi un aiuto allora è affar nostro”. Così si è presentato il responsabile dell’Associazione Alcolisti anonimi dell’area Lazio, che, nella mattina del 17 marzo, in collaborazione con il Consultorio Familiare Sabino, ha incontrato insieme ad altri membri dell’associazione, gli alunni della terza media della scuola media “Sacchetti Sassetti Marconi”. Presenti all’incontro anche gli studenti della classe 3B del Liceo delle Scienze Umane, impegnati in un percorso di alternanza scuola – lavoro con il Consultorio Familiare. L’incontro è stato aperto dal saluto del prof. Alessio Valloni che ha ringraziato sia il Dirigente dell’Istituto e la prof. ssa Ilaria Carnicelli, per l’ospitalità avuta, che i testimoni di AA che hanno raccontato ai ragazzi la loro esperienza di vita.
Il responsabile ha inizialmente presentato l’Associazione Alcolisti Anonimi, sia da un punto di vista storico, narrando le vicende legate alla sua nascita nel 1935 negli USA, che spiegando la sua diffusione in Italia, arrivando a contare oggi circa 480 centri di autoaiuto e recupero. Forti e significative le testimonianze delle persone che sono intervenute. Il primo ha raccontato la sua relazione con l’alcool, iniziata all’età di 14 anni e terminata all’età di 50, sottolineando che le grandi difficoltà che ha attraversato nelle relazioni con gli altri, hanno distrutto quanto di bello aveva nella vita. “Ricominciare” a costruire non è stato facile e si inizia dal chiedere scusa del male fatto.
La seconda persona ha invece raccontato che solo con il nettare di Bacco riusciva a controllare meglio il proprio corpo e affrontare le situazioni ansiogene della sua vita. Anch’egli è uscito dal tunnel dopo una durissima lotta contro l’alcool, durante la quale ha compreso che spesso occorre anche lottare contro lo stigma, un’opinione sociale negativa verso gli alcolisti, che non aiuta la loro reazione al problema, tutt’altro.
La terza testimone ha affermato che alla dipendenza da alcool ci si arriva spesso a piccoli passi, senza accorgersene, passando dal bere “sociale” al bere “solitario”, ed è un processo lento e progressivo. In alcuni casi termina solo con la morte..
Il quarto testimone ha sorpreso gli alunni presenti quando ha rivelato che ha iniziato a bere fin dai 12 anni, seguendo delle abitudini familiari, soprattutto paterne. Solo a 50 anni ha deciso di smettere, dopo una brutta caduta dal balcone di casa, da ubriaco, riportando seri problemi fisici.
Infine, l’ultimo testimone, ha raccontato la sua esperienza esprimendo anche una certa vergogna, in quanto ha avuto inizio proprio nel contesto scolastico, con i compagni di scuola, intorno a 16 anni. Una situazione che negli anni si è sempre più aggravata, portandolo ad una catastrofe dietro l’altra, nelle relazioni personali, familiari, perdendo anche il lavoro.
L’incontro è terminato tra sinceri applausi di ringraziamento diretti ai testimoni che, con coraggio e superando una profonda vergogna, hanno saputo trasmettere agli studenti importanti principi educativi che non è stato necessario spiegare in quanto sono emersi con forza e nitidezza dalle loro storie di vita. (Testo a cura del gruppo Reporter a Scuola: Maria Luisa Ciavatta, Carola Ciccomartino, Lorenzo Esposito) Foto (Archivio) RietiLife ©