“Me lo dica lei se questo è un cimitero di un paese civile, entri pure, vada a vedere con i suoi occhi”. Anna (il suo nome è di fantasia) quasi ogni giorno si reca al cimitero di Amatrice, a poca distanza dalla zona rossa, a far visita a un suo familiare morto sotto le macerie del terremoto della scorsa estate. Quando il cancello laterale è chiuso Anna non si ferma ed entra lo stesso. Incurante dei rischi, si arrampica su un cumulo di macerie e attraversa alcune tombe di famiglia pericolanti.
Quello che Anna invita a vedere sono una dozzina di feretri a vista che, a quasi sei mesi dal sisma che ha raso al suolo Amatrice e profanato il suo camposanto, sono ancora lì esposti alle intemperie. Le bare sono in mezzo alle macerie, sopra e sotto. Altre sono ancora dentro ai fornetti, senza lapidi e alcune sono schiacciate all’interno di essi. Le più vecchie, anche di sessant’anni, sono gravemente danneggiate ed è possibile scorgerne il contenuto. La parte sinistra del cimitero, uno dei 21 che si trovano nel comune di Amatrice, è quella in cui le scosse del 24 agosto e del 30 ottobre hanno infierito di più. (Il servizio è del giornalista reatino Fabrizio COLARIETI- Foto: Francesco PATACCHIOLA)
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