Possesso di stupefacenti, ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale. Sono questi i capi di imputazione che vengono contestati a due ventenni di nazionalità albanese, dalla polizia stradale di Orvieto che li ha intercettati lungo l’A1. Entrambi clandestini sul territorio nazionale, viaggiavano a bordo di una Volkswagen Golf.
Si erano fermati a fare rifornimento di benzina all’area di servizio Giove Ovest, dimenticando intenzionalmente di pagare. Tanto è bastato ad innescare un rocambolesco inseguimento, culminato solo in prossimità del casello di Magliano Sabina, che ha richiesto l’ausilio di altre pattuglie e dei carabinieri. Quasi venti, i chilometri percorsi a tutta velocità raggiungendo punte di 190 chilometri orari.
Nel corso dell’inseguimento, il ventenne che si trovava al volante ha ripetutamente tentato di speronare l’auto degli agenti della polstrada, costituendo un pericolo per se stessi e per gli altri automobilisti che si trovavano a viaggiare in direzione Sud fino a quando gli uomini del sostituto commissario Stefano Spagnoli, sono riusciti a far cessare la corsa.
L’inseguimento è proseguito a piedi dal momento che i due albanesi, letteralmente braccati, hanno deciso di accostare l’auto e darsi alla fuga a piedi per i campi, adiacenti all’Autostrada del Sole. Di lì a poco, in ogni caso, sono stati raggiunti e identificati. Con sé avevano circa 6 grammi di cocaina e numerosi oggetti in oro, di cui non hanno saputo spiegare la provenienza. Uno dei due, rispettivamente di 21 e 22 anni, inoltre, è risultato essere destinatario di un precedente provvedimento di espulsione.
Le sorprese per gli agenti della polizia stradale, però, non sono finite qui dal momento che anche la Volkswagen Golf impiegata per l’inseguimento è risultata non proprio regolare. Oltre a viaggiare senza assicurazione, dagli accertamenti è emerso che l’auto era intestata a un cittadino italiano. Quest’ultimo, siciliano di origine, è risultato intestatario di qualcosa come altre 160 auto facendo nascere più di un sospetto sul fatto che si tratti di un prestanome. Motivo, questo, per cui nei confronti dell’uomo sono tuttora in corso accurate indagini volte a capire anche la relazione rispetto ai due ventenni, rilasciati dopo la denuncia. (dal Corriere di Rieti) Foto (archivio) RietiLife ©