Con il gelo e la neve arrivano le proteste nelle zone del centro Italia colpite dai terremoti dei mesi scorsi. Ieri alcuni sindaci di Comuni delle Marche hanno espresso malumore per il mancato arrivo delle casette – a differenza del Lazio (Amatrice) e dell’Umbria (Norcia) dove le prime verranno sorteggiate. LE FOTO E I VIDEO
Ieri nel Reatino è andato in scena un sit-in di abitanti delle frazioni di Accumoli, vicino ad Amatrice, fra i centri più disastrati. A Grisciano 400 persone, non solo reatini, anche marchigiani hanno manifestato stamani. Ad organizzare l’iniziativa i comitati spontanei sorti all’indomani del sisma per dare voce alla popolazione. Tra i temi della protesta la mancanza di comunicazione con le istituzioni centrali e regionali, ma anche con il Comune di Accumoli; dubbi sulla gestione delle macerie, in particolare sulle modalità di smaltimento dei rifiuti speciali nel centro di stoccaggio di Terracino (Rieti), come nel caso dell’eternit.
I comitati chiedono anche “misure concrete, maggiore comunicazione e coinvolgimento nelle scelte in vista della ricostruzione“. “A distanza di più di 4 mesi dal sisma – dice Elvira Mazzarella del Comitato Illica vive, frazione di Accumoli – la situazione è la stessa del 24 agosto. Non c’è comunicazione, il freddo ha fermato le poche iniziative che erano state prese. Ci dicono che è stata avviata la rimozione delle macerie, come nel caso di Grisciano, invece vengono spostate da un posto all’altro. Vorremmo risposte sullo smaltimento dell’amianto, sui cimiteri e sullo stoccaggio dei mobili. Dal 24 agosto non abbiamo avuto modo di confrontarci neanche con il sindaco di Accumoli (Stefano Petrucci, assente oggi alla manifestazione, ndr)”.
“Sia chiaro non siamo in polemica contro Curcio, Errani o le altre istituzioni – dice Luigi Rendina, presidente del Comitato Ricostruiamo Grisciano – il nostro è solo un grido d’allarme. Abbiamo bisogno di fatti per consentire a chi è nato e cresciuto qui di tornare a vivere questi luoghi”.
Solidali con la protesta i deputati Cinquestelle. “E’ sacrosanta, comprensibile e condivisibile – dicono – A stupire è semmai il fatto che questa sia soltanto la prima, vera, iniziativa di questo tipo, a dimostrazione del fatto che la gente di quei territori è ‘tosta’ e che, se hanno deciso di scendere in strada, significa che sono allo stremo e ne hanno abbastanza. Prendiamo molto sul serio questo segnale, perché evidentemente rabbia e frustrazione sono arrivate oltre i livelli di guardia”. “Sfollati abbandonati a loro stessi, pendolarismo forzato per i lavoratori, allevatori allo stremo a causa del gelo – elencano tra i problemi -, burocrazia farraginosa, rimpalli di responsabilità, lentezza nelle operazioni di abbattimento e di messa in sicurezza delle strutture, personale amministrativo a tutt’oggi in molti casi insufficiente. È necessario – concludono i deputati M5S – cambiare rotta rispetto al modello adottato fino ad ora”. Foto: SIGNORINI ©