Riceviamo e pubblichiamo una lettera inviata da un lettore – che preferisce rimanere anonimo – e che segnala un disservizio all’ospedale relativo al rilascio di una cartella clinica.
«Gentile redazione di Rietilife,
Vi scrivo per denunciare l’ennesimo disservizio nel quale, come molti dei miei concittadini, mi sono dovuto imbattere avendo a che fare con la sanità locale.
È ormai routine, per la città di Rieti, sentir giustificare negligenza, ritardi, inefficienza con questioni di “tagli al personale”, “mancanza di strutture e mezzi”, frasi di circostanza troppo spesso utilizzate a sproposito, come alibi per celare “altre” mancanze.
Spero fortemente che vogliate dar voce a questa denuncia perché credo che, da parte nostra, noi cittadini dobbiamo non abituarci, se questo significa rassegnarci, al mal costume dello “scarica barile”.
Esiste una legge, la n° 241 del 1990, che regola a livello nazionale l’accesso agli atti amministrativi da parte del cittadino che, come in questo caso, sia stato ricoverato presso una struttura sanitaria pubblica, e richieda, come da suo diritto, il rilascio della documentazione relativa al ricovero, alle terapie ed eventuali operazioni subìte. Una legge, di facile reperimento attraverso un semplice motore di ricerca, approssimativamente citata anche nei moduli che vengono fatti compilare, previo pagamento di una somma di denaro, da colui il quale, per qualunque motivo voglia richiedere la cosiddetta “cartella clinica”.
Esiste un termine, tassativo, entro il quale la struttura, in questo caso l’ospedale, deve adempiere obbligatoriamente al rilascio della cartella (massimo 30 giorni secondo le direttive nazionali)… e poi esiste la realtà, a mio parere vergognosa, dell’ospedale di Rieti, nella quale la richiesta scritta e pagata il 27 ottobre, per il rilascio di una cartella clinica, viene completamente disattesa senza nemmeno fornire motivazioni valide (se non maldestri tentativi di giustificazione), quando al 28 del mese successivo, dopo 32 giorni di attesa e nessuna comunicazione ricevuta nel periodo intercorso, si chiede addirittura di poter avere un colloquio con la direzione sanitaria, fiduciosi che l’organo preposto alla dirigenza della struttura – altrimenti inutile – , possa fornire esaustive risposte che compensino un disservizio per il quale si chiede invece un imprescindibile ed immediato pagamento, sin dal momento della richiesta; disservizio che all’esito dell’incontro avuto, perdura e si aggrava della mancata conoscenza dell’ulteriore termine per disporre degli atti.
Dispiace che una dirigenza sanitaria, organo investito di un ruolo per il quale dovrebbe avere risposte e non inventarne, non sia in grado di controbattere con argomentazioni valide all’irritazione di un paziente che non fa che far valere i propri diritti e dispiace, da cittadino e contribuente, che le note positive (prassi ordinarie che funzionando decentemente vengono però considerate straordinarie), non superino mai e in nessun caso, i tanti, troppi indecorosi episodi di disinteresse da parte di operatori e personale che poco o nulla hanno a che vedere con crisi e tagli e che, nonostante tutto, continuano a ripetersi quotidianamente».
Foto (archivio) RietiLife ©
“LA CUOCA PIGRA E OTTUSA…IL FORNO SEMPRE ACCUSA” Questo proverbio lega perfettamente con il comportamento degli addetti ai vari servizi della ASL di Rieti che imputano i ritardi alla mancanza di personale, dalle lunghe attese per visite specialistiche alle lungaggini amministrative.