Le prime 25 casette saranno pronte a Natale, quattro mesi dopo il terremoto che ha cambiato per sempre il volto del centro Italia: non c’è posto migliore di Amatrice, paese simbolo con i suoi 248 morti, per capire cosa significhi ripartite, ricominciare a vivere. Il borgo non esiste più: la scossa del 30 ottobre ha completato l’opera incominciata il 24 agosto, il centro storico è un unico blob di macerie.
Ma tutt’attorno la vita è tornata a scorrere forse più veloce di prima: ruspe, gru, camion che vanno e vengono; gente che parla, ragiona guardando avanti e non più indietro; architetti,ingegneri, tecnici che progettano un futuro neanche troppo lontano. “Le cose stanno andando avanti, i lavori sono partiti ed è bene così: perché Amatrice si nutre di questo non di quello che era. Il vecchio è il passato” dice il sindaco Sergio Pirozzi che per far capire meglio il concetto ha appeso una targa sul suo nuovo ufficio, un container nel parco comunale: “sede del sindaco – dice la scritta – sfrattato a tempo”.
Certo, i problemi sono tutti ancora lì, come le preoccupazioni, perché la scossa di magnitudo 6.5 di fine ottobre ha gettato nuovamente tutti nel panico, specie i bambini e i più anziani. Ma ci sono anche i segnali di rinascita. E sono tanti. A partire dalla principale strada per raggiungere Amatrice: i 15 km tra il paese la Salaria sono stati riasfaltati completamente in due giorni e due notti, segno evidente che, quando vuole, anche il nostro paese sa fare le cose in fretta e bene. Il simbolo di questa ripartenza è, però, l’area che ospitava la tendopoli e che ora gli uomini del genio dell’Esercito stanno attrezzando per accogliere le casette di quella che Pirozzi chiama da sempre “l’Amatrice provvisoria“.
Le prime 25 arriveranno a Natale: 19 da 40 metri quadrati, 5 da 60 e una da 80, che può accogliere 6 persone. Non è un miracolo, ma l’ennesimo esempio, è l’opinione di Pirozzi, che lavorando uniti i risultati arrivano: “riusciremo a vincere questa partita se ragioniamo pensando al ‘noi’ e non all’ ‘io’. Pensando al senso di comunità e non al singolo”. E d’altronde basta guardare i progetti che si stanno portando avanti per capire che l’obiettivo principale è ricostruire il tessuto sociale, il senso di comunità, prima ancora delle case. La rimozione delle macerie è finalmente partita e si spera che questo aiuti a cancellare dalla testa della gente quel ricordo maledetto; nell’area che dovrà ospitare la nuova zona commerciale i lavori sono a buon punto; la nuova chiesa del paese è quasi pronta; il progetto definitivo della nuova scuola è fatto e a giugno partiranno i lavori: nei prossimi giorni il ministro dell’Istruzione e il sindaco si incontreranno e a settembre 2017 Amatrice avrà un nuovo liceo.
Per la primavera, inoltre, dovrebbe essere pronto il “Progetto Sorriso“. Cos’è? Un centro ricreativo polifunzionale finalizzato alle attività didattiche, che ospiterà anche un teatro e un cinema per i bambini. Infine, per l’estate saranno pronte una serie di aree di sosta per i camper nelle frazioni, in modo che i tanti proprietari di seconde case che sono state distrutte dal terremoto possano comunque tornare in queste terre. Proprio l’estate prossima, quando ricorrerà il primo anniversario del “mostro”, come lo chiama Pirozzi, è uno snodo importante. L’idea degli amministratori è infatti quella di indire un grande incontro per la ricostruzione, quella vera, in cui tutto il paese possa esprimersi e dire la sua. Delle idee già ci sono e non sembrano affatto male: “immaginiamo – dicono gli urbanisti del Comune – di conservare i simboli del paese, Sant’Agostino, San Francesco, quel che rimane della torre civica”. E poi? “E poi ricostruire come se non ci fossero stati gli ultimi 60 anni, ripartendo da quel che c’era prima della seconda guerra mondiale. Il paese aveva un impianto medievale, con abitazioni a due piani. E così sarà”. (Fonte: Ansa)
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