IL PUNTO – Terremoto, tutto quello che c’è da sapere sulla faglia di Rieti

(di Matteo Carrozzoni – Geologo – 17 ottobre 2016) L’evento sismico registrato oggi a Rieti, di magnitudo 2.0, con epicentro individuato tra la zona di via Porrara ed il cimitero ed ipocentro a 9 km di profondità, è il secondo sisma avvenuto nel mese di ottobre con Rieti città come area epicentrale, dopo quello dello scorso 5 ottobre di magnitudo 2.2, epicentro in zona ponte Cavallotti ed ipocentro a 8.9 km di profondità.

Nonostante questi eventi possano risultare anomali a molte persone, occorre ricordare che la memoria umana non è un riferimento valido in ambito sismico, in quanto i movimenti tettonici che interessano la nostra zona sono di circa un paio di millimetri l’anno e per creare carichi importanti di energia litostatica, che mettano in crisi i punti di fragilità, ovverosia le cosiddette faglie, che con la loro rottura generano i terremoti, possono necessitare anche secoli.

Tutto ciò avviene a causa della tettonica distensiva, che sta determinando l’apertura del Tirreno, quella attualmente attiva lungo la porzione emersa della catena appenninica che è responsabile della maggior parte dei terremoti storici e recenti, nel centro Italia.

Nello specifico, il sisma odierno, magnitudo 2.0, è stato generato da una faglia attiva e capace con andamento Nord-Sud, che va da località Piedicolle fino a Rieti centro, orientativamente in via Nuova all’altezza della Moschea, mentre quello del 5 ottobre, di  magnitudo 2.2, è stato generato da un’altra dislocazione, con andamento est-ovest, che parte dalla zona di via delle Stelle e termina verso la parte alta di Santa Rufina. Queste faglie, insieme a diverse altre dislocazioni tettoniche della piana reatina, sono state rilevate dai professori  Emanuele Tondi e Giuseppe Cello dell’università di Camerino, a fine anni ’90, su incarico dell’allora subcommissario al sisma Luigi Ciaramelletti.

Si tratta di faglie attive e capaci, in grado di generare eventi sismici anche di magnitudo 6, ma gli eventi di questi giorni rientrano nella normale attività sismica della zona in cui viviamo. Basti pensare che dall’ottobre del 2010 ad oggi sono stati ben 67 i terremoti con magnitudo superiore a 2.0 avvenuti in un raggio di 20 km dal centro storico di Rieti.

Non è quindi il caso di creare particolari allarmismi ma nemmeno di soprassedere. E’ infatti necessario un cambio di mentalità per il quale il concetto di prevenzione non rimanga solo una bella parola ma diventi un’azione concreta, in quanto è fondamentale, per chi vive in aree critiche come la nostra, investire nella sicurezza dei propri edifici e quindi delle proprie famiglie.

Dobbiamo prendere atto che il nostro è un territorio sismicamente instabile e che tutte le strutture costruite prima del 1979 non erano soggette a nessun criterio di costruzione antisismica. Per questo è assolutamente necessario verificare la vulnerabilità delle proprie abitazioni, chiedendo a ingegneri e geologi di indagare terreno di fondazione e struttura, per avere consapevolezza dei rischi che si corrono.

Foto: CARROZZONI ©

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