È morto all’età di 90 anni Dario Fo, premio Nobel per la letteratura. Fo aveva una grande passione per San Francesco che RietiLife, in occasione del suo compleanno lo scorso 24 marzo, vi aveva raccontato. Riproponiamo il pezzo di Sabrina Vecchi. IL RICORDO DEL CORRIERE DELLA SERA
(di Sabrina Vecchi) Drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore, illustratore, pittore, scenografo, attivista: difficile condensare in poche righe il curriculum di Dario Fo, 90 anni tondi tondi compiuti oggi 24 marzo. Una vita intensissima trascorsa con la sua amata Franca Rame tra arte, contestazione, impegno sociale, satira, letteratura e teatro, quest’ultimo forse la sua più grande passione: sicuramente, una vocazione.
Un modo di concepire il teatro certamente di nicchia il suo, sospeso tra Goldoni, Arlecchino e Molière pur con un’impronta identificativa originalissima e strettamente personale. Anticonformista, spesso contestato e sempre poliedrico, indiscusso portabandiera dei principi della Commedia dell’arte, Fo ha voluto esorcizzare con l’ironia, la fantasia e la ricerca spasmodica della gag grottesca e non scontata le problematiche sociali a cui altri intellettuali hanno sopperito con la catarsi e l’indignazione.
Ed è questa forse la sua principale caratteristica, che gli valse, nel 1997, il Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: “Perché, seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”.
Ateo convinto e fortemente anticlericale, negli ultimi anni Fo non ha nascosto la sua passione per Papa Francesco “coraggiosissimo a scegliere questo nome”, pensando al quale ha riproposto nel 2014 una nuova messa in scena de “Lu santo jullare Francesco”, suo atto unico dedicato al “nostro” Santo.
“S.Francesco avrebbe potuto parlare in latino” – dichiarò Fo in quell’occasione – “invece usò la fantasia e si espresse in volgare. Della giullarata Francesco conosceva la tecnica, il mestiere e le regole assolute. Non teneva mai prediche secondo la convenzione ecclesiastica, anzi rifiutava l’andamento del sermone. Sappiamo pure che cantava, recitava e di tutto il corpo fasea parola, come testimoniano cronisti del suo tempo: nei suoi sermoni Francesco suscitava commozione ma anche divertimento unendo sobrietà e fantasia per denunciare infamie e brutalità. Sarebbe necessario farlo anche oggi per contrastare tutti quei poteri che piombano a piedi giunti sulle vite dei cittadini”. Auguri, Dario.
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