(di Sabrina Vecchi) Per gli abitanti della provincia di Rieti, la vita d’ora in poi sarà scandita da ciò che è accaduto prima e ciò che avverrà dopo quel maledetto 24 agosto 2016. Prima di allora, per tutto il globo la linea di confine fu quella tracciata dall’11 settembre 2001.
Fu l’apocalisse americana che divenne ben presto mondiale, con gli aerei dei terroristi che entrarono nelle Torri Gemelle di Manhattan “come un coltello in due panetti di burro”, per dirla con le parole che utilizzò Oriana Fallaci. Ognuno di noi ricorda dove si trovava in quella tragica mattina newyorkese che era primo pomeriggio per gli occidentali, un pomeriggio settembrino indolente e normale che avevamo intrapreso con la solita routine e che ci cambiò la vita, ed il modo in cui l’avremmo vista in seguito.
La catastrofe contò 2974 vittime civili di oltre 90 Nazioni esclusi i 19 dirottatori e tuttora risultano ancora 24 persone elencate tra i dispersi. E poi, gli strascichi economici, psicologici e relativi all’inquinamento che negli anni a venire ne scaturirono, lo sconvolgimento che riguardò le regole di trasporto aereo, e molte, moltissime altre cose impossibili da tracciare in poche righe. Sono trascorsi ben 15 anni, le immagini dei crolli e le esplosioni del World Trade Center scorrono ancora vivide davanti ai nostri occhi ed ancora scacciamo una parte inconscia del nostro animo che spera siano frutto della fantasia irrefrenabile di qualche sceneggiatore hollywoodiano. Tutto vero, purtroppo.
Ma ora noi abbiamo le Ground Zero di Accumoli ed Amatrice dalle cui macerie ripartire. E risorgere.
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