Domenico Pompili, il vescovo vicino al Papa e ai reatini / Un anno fa l’insediamento a Rieti

(di Sabrina Vecchi) Un anno fa accoglievamo a capo della Diocesi il nuovo vescovo Domenico Pompili. Il 5 settembre la città si fermò per un evento che sarebbe rimasto negli annali per molto tempo, considerando anche che Rieti non assisteva ad un’ordinazione episcopale da ben 90 anni, esattamente da quella di Massimo Rinaldi, vescovo reatino dal 1925 al 1941.

LA PRIMA INTERVISTA DI RIETILIFE

L’attesa e l’attenzione dei media furono altissime, considerato anche il curriculum altisonante di monsignor Pompili, già responsabile della comunicazione CEI e di fatto numero tre della Conferenza Episcopale Italiana. E poi, la nomina arrivata direttamente da Papa Francesco e l’allora presunta amicizia diretta tra i due. In questo anno densissimo di impegni il vescovo Pompili ha preso le misure (di quelle da sarto raffinato, mica alla buona) ai nostri territori, percorrendoli in lungo e in largo a ritmi così consecutivi e serrati che molti sospettavano che tra le molteplici qualità di cui man mano dimostrava di essere dotato si annoverasse anche il dono dell’ubiquità.

Niente formalità e pochi salamelecchi, passo spedito, accento e “tigna” ciociari, Domenico Pompili è entrato a gamba tesa nel “torpore” della comunità reatina, spronando sacerdoti, istituzioni, autorità e semplici cittadini a fare ognuno il proprio quotidiano dovere per perseguire un obiettivo comune. Il buongiorno si era visto già dal mattino successivo all’ordinazione. Poche ore di sonno dopo la festa e poi la prima messa al santuario di Greccio, individuato subito come luogo privilegiato da cui partire per rilanciare Rieti a partire dal progetto francescano.

E l’indomani, subito a fare il punto della situazione all’Ospedale provinciale de Lellis , poi  i raduni con gli ecclesiastici e i ragazzi, gli eventi per il giubileo, gli incontri formativi, le visite alle fabbriche, la riorganizzazione degli uffici diocesani, l’accorpamento delle manifestazioni religiose per renderle corpose ed organizzate, il turbinio di idee, il susseguirsi di appuntamenti con i cittadini, il memorabile “shampoo” agli amministratori in consiglio comunale ed il Meeting dei Giovani con un ospite a sorpresa vestito di bianco che aspettava pazientemente dietro la porta in attesa che i ragazzi spegnessero il cellulare.

Ed eravamo solo alla prima visita di Papa Francesco in provincia, tornato a Petrella Salto in compagnia di Pompili solo un mesetto fa. Sempre in utilitaria pure mezza acciaccata, sempre low profile, sempre top secret per tutti. Il reatino ancora ancorato alle trionfali immagini dell’elicottero bianco di Giovanni Paolo II in visita ufficiale a Rieti nel 1983 non se ne riebbe. La stampa peggio. I frati e le suore che hanno avuto cotanto ospite nei loro santuari mentre erano in altre faccende affaccendati realizzano ancora a fatica con lacrimuccia incorporata. Il vescovo Pompili invece è ben lontano dal cullarsi sugli allori, (ma quali allori?, direbbe lui) macina chilometri e visita parrocchie, propina carezze e declama omelie mai urlate che mirano dritte alle coscienze senza giri di parole, e dal 24 agosto dopo il ritorno in fretta e furia da Lourdes raggiunge i luoghi colpiti dal sisma ogni giorno per celebrare messa e portare conforto a chi ha perso tutto. E non si può dimenticare neanche il discorso al funerale delle vittime del sisma: un’aperta denuncia all’opera dell’uomo e un’apertura alla speranza per quell’uomo dell’Appennino LEGGI.

Ad un anno dal suo arrivo questo vescovo “rompiscatole” ha saputo conquistare un po’ tutti, agendo trasversalmente ed efficacemente su un bacino d’utenza quanto mai ampio e diversificato. Quale sia il suo segreto non ci è dato sapere. Sicuramente una personalità marcata ed una cultura di base di altissimo livello unite ad una grandissima umanità, che gli consentono di individuare “il registro” adatto per intavolare un dialogo produttivo con la vecchietta del paese di montagna, l’alta autorità, il bambino con cui non esita un attimo a fare due tiri di pallone, il prete con la talare modello Don Camillo e l’adolescente coi jeans bucati. E su tutto, una passione non ostentata per il proprio lavoro come missione di vita ed un sorriso rassicurante che tira fuori anche nei momenti più bui. M’hai detto niente. Ad maiora, vescovo Domenico.

Foto: RietiLife ©

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