Il farmacista di Amatrice: “Non me ne andrò, voglio riaprire il prima possbile” / L’intervista

Nella vita non è importante quante volte cadi, ma se dopo riesci a rialzarti. Te lo insegnano fin da bambino: finisci a terra lungo disteso, mentre corri o giochi, e i tuoi genitori ti raccolgono e ti rimettono subito in piedi: fa meno male se ricominci immediatamente a camminare, non ti viene da piangere se torni a guardare quel che avevi davanti. Massimiliano Mauro, titolare di farmacia ad Amatrice da 15 anni, è stato scaraventato nella polvere dal terremoto del 24 maggio: ciò che resta della sua casa e della sua farmacia sono pezzi di macerie tra le macerie del paese, il comune con il più alto numero di vittime tra reatino e piceno. Ma si è rialzato, e già dal giorno dopo ha ricominciato a camminare, che nel suo caso significa aiutare gli altri dispensando medicinali e consigli. E’ il lavoro del farmacista, lo straordinario che diventa ordinario se a vederlo si è da questa parte del banco. Mauro il suo l’ha perso nel terremoto, da ieri ne ha un altro grazie alla farmacia-container inviata sul posto da Alleanza Salute. E anche questo è un rialzarsi e ricominciare a camminare. Di seguito l’intervista pubblicata su Federfarma.it.

Dottor Mauro, lei è il primo titolare a installarsi nei container attrezzati che devono sostituire le farmacie distrutte ad Amatrice e Accumoli. Quando aprirà a tutti gli effetti?
Io vorrei ricominciare il prima possibile, sto ripristinando il magazzino e aspetto verbali e ispezione dell’Asl. Anche loro stanno facendo di tutto per essere veloci, se le cose vanno bene aprirò già da domani (oggi, ndr) altrimenti lunedì.

Dal terremoto a oggi, invece, come ha assicurato il servizio farmaceutico ai suoi compaesani?
Su indicazione di autorità e Protezione civile, mi sono installato nel Palazzetto dello Sport di Amatrice. Abbiamo messo in piedi un punto di dispensazione dal quale sono stati assicurati i rifornimenti non solo ai campi di accoglienza, ma anche alle 69 frazioni del comune, dove molta gente è rimasta per non lasciare casa, pernottando in tende o camper.

Quanti sono i campi ad Amatrice?
Non mi crederà ma non lo so. Lavoro ogni giorno nel Palazzetto dalle sette del mattino fino a mezzanotte, poi raggiungo la tenda dove sono stato alloggiato, che è qua vicino, e dormo fino all’indomani. La macchina è rimasta sotto le macerie, non ho neanche un mezzo per spostarmi.

In che cosa consiste il suo lavoro?
Dispenso farmaci, ai residenti così come ai soccorritori, ma il lavoro più spossante e impegnativo è la repertazione e catalogazione dei farmaci. Di qua passano ogni giorno migliaia di confezioni e noi non disponiamo neanche di un computer; i primi giorni sono stati estenuanti: ci siamo organizzati ordinando gli scatoloni per ordine alfabetico, ma anche così reperire di volta in volta il farmaco necessario è un’impresa.

E lei a fare tutto da solo?
Grazie all’intervento del presidente di Federfarma Abruzzo, Giancarlo Visini, sono stato raggiunto da un paio di farmacisti che avevano alle spalle l’esperienza del terremoto del 2009. Un grazie anche a Federfarma tutta, ai colleghi di Farmacentro e a un medico del posto, Giovanni Boschi.

Casa e farmacia distrutte, in tutti questi giorni non le è mai venuta la voglia di andarsene?
No mai. Dopo il terremoto ho mandato la mia famiglia al mare perché recuperasse un po’ di tranquillità, avessi voluto avrei potuto seguirli. Non l’ho fatto perché il mio lavoro mi impone di rimanere qui, per dare assistenza e distribuire farmaci.

E il futuro?
Quale futuro? Nel terremoto ho perso tutto: qualche anno fa avevo fatto investimenti importanti nella casa e nella farmacia, non c’è più niente. Cerchi di costruire qualcosa per te e la tua famiglia un passo alla volta, fai progetti, ti sforzi di migliorare e progredire, poi in pochi secondi tutto quello che hai fatto in anni e anni viene spazzato via. E posso ancora dire di essere fortunato, perché molte delle persone che conoscevo nel terremoto hanno perso la vita.

Foto: RietiLife ©

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