Il corrispondente da Rieti dell’Ansa, Fabrizio Colarieti, racconta la storia di un soccorritore e suo amico, Carlo, che ha perso la famiglia.
“Ho tirato fuori dalle macerie prima la mia ex moglie, ferita ma viva, poi, un po’ alla volta, scavando con le mani e con l’aiuto del mio cane ho travato mia figlia Anna, 21 anni, e mio figlio Franco, 23 anni, ma per loro non c’era più nulla da fare”. Comincia così il racconto di Carlo Grossi, infermiere dell’Ares 118 in servizio all’ospedale Grifoni di Amatrice dal 1981. “Laga (il nome del suo cane, ndr) abbaiava e scavava, poi ha iniziato a piangere anche la cagnolina”, va avanti Grossi. “Il primo corpo che ho trovato – prosegue -, dopo aver soccorso mia moglie, è stato quello di mia figlia Anna, ho visto la sua treccia. Poi abbiamo continuato e ho scorto una gamba, quella di Franco. Era nella posizione come dormiva abitualmente, pancia in giù, con le braccia aperte, aggrappato al materasso”. Della casa dove vivevano i suoi figli, ad Amatrice, al civico 56 di via Madonna della Porta, non resta più nulla: “E’ un cumulo di macerie”, racconta ancora Grossi. “Anna e Franco – aggiunge il soccorritore – non si sono accorti di nulla, il terremoto me li ha portati via nel sonno e non ho potuto fare nulla per loro”. Carlo Grossi ne ha viste tante durante la sua lunga carriera con il 118, sempre in prima linea, e anche ora che ha perso i suoi figli sta aiutando tutti in paese. “Mi sono fatto quattro terremoti – prosegue – ma non ho mai pensavo che prima o poi una tragedia così grande potesse toccarmi in modo così forte”.
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