Il disastro ferroviario pugliese dei giorni scorsi e lo sgomento per un fatto che poteva francamente essere evitato con maggiore attenzione a sicurezza e tecnologia, hanno portato la mente dei Reatini a ragionare sulla quotidianità più vicina. Una realtà che coincide con quella dei nostri pendolari e di chi utilizza il treno per spostarsi sulla tratta tra Sulmona e Terni, tra l’abruzzo e l’Umbria, e permette a centinaia di persone di muoversi quotidianamente per lavoro, studio, svago.
Una lettrice, Elisa Brunelli, sulla nostra pagina facebook riflette: “In Italia si pone l’accento su determinate realtà solo dopo tragedie. Quello che è accaduto in Puglia fa emergere un problema che non è solo di quella regione ma anche il nostro: i nostri treni che collegano L’Aquila, Rieti, Terni sono a un solo binario e sono carrozze molto vecchie. Dobbiamo aspettare anche noi che degli innocenti perdano la vita per parlarne?”.
Le analogie tra la nostra ferrovia e la ferrovia teatro della sciagura sono, come accennato da Elisa, parecchie e al dibattito sui trasporti, particolarmente acceso negli ultimi tempi (con il treno che per Terni dovrebbe portare con maggiore frequenza i Reatini a Roma) si aggiunge, dunque, un nuovo interrogativo sulla nostra linea ferroviaria.
Insomma una domanda che amplia un dibattito e che porta a non fermare la riflessione solo alla tratta ferrata che manca tra Rieti e Roma, invita a non limitare la discussione ai soli orari e alla frequenza dei vagoni che potrebbero portare i reatini nella Capitale via Umbria.
Qui c’è una richiesta di sicurezza, un appello ad adeguare al 2016 mezzi e modalità di trasporto. L’interrogativo di Elisa è quello che si pongono anche tanti reatini. E che ci poniamo noi, girandolo, a chi dalla riflessione deve valutare ipotesi e poi, mettere tutto in pratica per il bene della collettività.
Foto (archivio) RietiLife ©