Rieti ha risposto in massa all’appello sulla prevenzione della rottura dell’aneurisma aortico addominale lanciato nel week end in piazza Vittori, con consulenze e screening gratuiti.
Patrocinata dalla Asl di Rieti e dal Comune di Rieti, l’iniziativa ‘Un Minuto che vale una Vita’ ha visto 530 cittadini, tra i 60 e gli 85 anni di età, sottoporsi, tra sabato pomeriggio e domenica, ad un esame ecografico addominale gratuito per valutare il diametro dell’aorta addominale ed individuare l’eventuale presenza di un aneurisma.
Presenti, all’interno di una postazione messa a disposizione dal Corpo Forestale dello Stato e dalla Croce Rossa Italiana e dotata di 3 ecografi: 7 medici, 1 tecnico di radiologia, 5 infermieri dell’Azienda sanitaria locale e 3 della Croce Rossa Italiana. Su 530 cittadini sottoposti ad esame, 5 sono risultati portatori di aneurisma dell’aorta addominale e prontamente reclutati dal personale sanitario della UOC di Chirurgia vascolare del de Lellis, per un approfondimento diagnostico ed eventuale intervento chirurgico.
“La cultura della prevenzione diventa sempre più parte del vivere quotidiano – ha sottolineato il professor Ruggeri – a Rieti la risposta è stata ancora una volta sorprendente, a conferma che le iniziative di promozione della salute sono attese e partecipate”.
L’iniziativa di sensibilizzazione e prevenzione, è stata preceduta, nella mattina di sabato presso la Sala Consiliare del Comune di Rieti, da un Convegno scientifico sulla rottura dell’aneurisma dell’aorta addominale, alla presenza di medici, tecnici ed esperti del settore.
L’aneurisma dell’aorta addominale è una dilatazione localizzata permanente dell’arteria che colpisce oltre 700 mila persone in Europa (84 mila in Italia) con circa 220 mila nuovi casi diagnosticati ogni anno (27 mila nel nostro Paese). L’incidenza è stimata tra il 4% e l’8% negli uomini e tra lo 0,5% e l’1% nelle donne con più di 60 anni. Ogni anno, in Italia, 6 mila persone muoiono per la rottura di un aneurisma dell’aorta addominale. La patologia, silente, nell’85% dei casi, si manifesta con una complicanza: la rottura o l’embolizzazione periferica. Quando si interviene in emergenza, un paziente su due muore. Ma il rischio si riduce al 3% quando il chirurgo vascolare può programmare l’intervento.
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