(di Roberto Pentuzzi) I pezzi pregiati di Renato Milardi presidente della Sebastiani sono stati gli americani con in testa il mitico Willie Sojourner, senza dimenticare Cliff Meely, Bob Lauriski o Lee Jhonson, ma è stata anche l’epoca di giocatori amarantocelesti che hanno vestito la maglia della nazionale maggiore e poi tanti reatini, di nascita o acquisiti che hanno calcato i parquet di palazzetti di serie A, come mai più si è verificato.
“Per me non era semplicemente un presidente, era come un secondo padre – dichiara commosso Tonino Olivieri (Il primo in piedi nella foto, ndr), ex giocatore della Brina, oggi delegato provinciale FIP – provo un dispiacere enorme per questa perdita. Mi ha davvero sempre trattato come un figlio, voleva che studiassi, oltre a giocare a pallacanestro, aveva un cuore enorme, per noi in quei periodi era un lusso mangiare al ristorante e lui mi regalò il privilegio di pranzare con la squadra all’allora Ristorante Flavio. Sembrerà una banalità, ma per quelle epoche era un cosa immensa pranzare tutti i giorni in un ristorante, quando a casa servivano solo sacrifici dei genitori, non è un secondo padre questo?”
“Non solo – prosegue Olivieri – anche recentemente ci ha aiutato, con delle lezioni private di spagnolo per mia figlia Ilaria, che poi si è laureata anche grazie al suo aiuto. Come delegato FIP porgo le più sentite condoglianze alla cara famiglia”.
“È vero che per noi era come un padre – conferma un altro grande ex giocatore come Domenico Zampolini – per me e Roberto (Brunamonti, ndr) in particolar modo, perché venivamo da fuori e lui interpretava il ruolo del padre di famiglia. L’immagine che mi torna sempre in mente, quando ero molto giovane, è quella di questo personaggio sempre ben vestito, piccolo di statura, ma enorme come personalità ed io così grande e grosso, quando venivo convocato da lui avevo un gran timore prima di entrare, ma poi solo consigli ed incoraggiamenti, era sempre pronto a sostenerci, il dottor Milardi, nonostante all’apparenza sembrasse burbero”.
“Nella mia carriera ne ho avuti tanti dì presidenti – prosegue Zampolini – ma nessuno riusciva ad interpretare al meglio questo ruolo come faceva lui. Quando ci raccontava le cose, non ti stancavi mai di ascoltarlo, potevi stare ore a sentirlo parlare di personaggi del mondo del lavoro, dell’economia o della politica, una volta ci raccontò di un suo incontro con Fidel Castro, roba che noi potevamo solo leggere sui giornali e noi avevamo questo grande presidente”.
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