Un ritratto di Claudio Ranieri, re d’Inghilterra dopo la vittoria della Premier League con il Leicester (leggi su RietiLife). E un ricordo di Manlio Scopigno. Così lontani, così vicini. È il giornalista reatino Daniele Scopigno a tracciare il filo rosso che lega Ranieri al “Filosofo”, l’allenatore reatino vincitore dello scudetto con il Cagliari nel 1970.
(di Daniele Scopigno) Chissà, magari per un attimo, Claudio Ranieri, neo campione di Inghilterra, avrà pensato al “filosofo”. A quel Manlio Scopigno, con il suo soprannome affibbiatogli anche per le celebri frasi, che aveva fatto esordire Ranieri-calciatore, con la maglia giallorossa, in serie A nel 1973, in un Genoa-Roma finito 2-1. Stessa gara, forse altro segno del destino, che si è giocata in Italia nel giorno di trionfo del Leicester.
TECNICI DA ZERO TITULI – Il legame di Ranieri e Scopigno non è soltanto questo. Due tecnici, che a guardarli viene da dire che sono da “zero tituli”. Ma per i due allenatori, gli dei del Calcio hanno riservato un destino incredibile. Li hanno trasformati in leggende per aver raggiunto imprese simili, chi all’estero e chi in patria, il primo nell’anonima Leicester, il secondo nella Sardegna di quasi cinquanta anni fa.
CAGLIARI TRICOLORE – Al nome di Manlio Scopigno, allenatore reatino nato in Friuli e morto nel 1993, è infatti legato il Cagliari, società allenata anche da Ranieri, e il suo storico scudetto del 1970 con una squadra epica: Gigi Riva, vincitore della classifica dei capocannonieri, il portiere Enrico Albertosi, Pierluigi Cera, Comunardo Niccolai (divenuto poi famoso per i suoi autogol), Mario Martiradonna, Claudio Nenè e Angelo Domenghini. Il Cagliari fu la prima società del Centro sud a cucirsi sul petto lo scudetto. Dopo circa quattro anni sotto la guida di Scopigno, quella squadra operaia, così si sarebbe detto in altri tempi, decise la sua ascesa. L’estetica di un “povero ma bello” andava stretta e il filosofo non si sarebbe accontentato dei soliti complimenti e costruì la squadra dell’impresa.
UN FILOSOFO IN AMERICA – A Manlio Scopigno sono legati numerosi episodi. Vale la pena ricordare l’esperienza negli Usa nel 1967. Il Cagliari, infatti, partecipò a un mini-campionato statunitense sotto la franchigia dei Chicago Mustangs. Nel Nuovo Continente non erano riusciti a organizzare delle squadre locali per la competizione e così vi parteciparono dei club europei con le insegne di quelle americane. I cagliaritani sfiorano il titolo, ma a Scopigno la trasferta costò la panchina: fu sorpreso, così si racconta, a fare pipì nel giardino della sede diplomatica italiana dove si teneva un ricevimento. Il tecnico reatino, dopo l’allontanamento, fu richiamato in Sardegna e vinse lo scudetto. Poi, a tre anni da quella impresa, arrivò la panchina della Roma. La piazza giallorossa è però un’altra cosa. Più esigente, poco propensa all’attesa. E dopo appena sei giornate, il tecnico decide di abbandonare. Si dirà “troppa pressione”. Ma nella Capitale a lui si deve, oltre che l’esordio di Ranieri in serie A, anche quello di Agostino Di Bartolomei.
LA VOLPE DI LEICESTER – Claudio Ranieri ha vinto molto più di Scopigno. Le due esperienze professionali sono differenti, forse non paragonabili, come non lo è il calcio che hanno vissuto i due. Nella bacheca dell’allenatore romano, oltre la Premier inglese, c’è una Coppa del Re e una Supercoppa europea in terra iberica, col Valencia, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana con la Fiorentina. Il tecnico del Leicester ha guidato, infatti, panchine importanti, sia in Italia che all’estero, in particolare in Spagna e Inghilterra, proprio al Chelsea dell’ex José Mourinho, sprezzante nei confronti di Ranieri che lo aveva preceduto sulla panchina dello Stamford bridge. Anche qui i “blues”, che col il pareggio con il Tottenham, hanno dato la vittoria finale al Leicester, ritornano nel destino di Claudio. Un uomo, insignito nel 2004 del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana e che Oltremanica è incitato, come fanno i fan delle “foxes”, sulle note di Volare.
COSÌ LONTANI, COSÌ VICINI – Ranieri e Scopigno sono due figli della semplicità. Il primo, testaccino di Roma e figlio di un macellaio, il secondo, un reatino nato in Friuli da una guardia forestale. Per il New York Times, la vittoria del Leicester è “forse la più grande impresa sportiva di tutti i tempi”, quella del Cagliari fu unica. La storia, anche quella calcistica, appartiene a chi la scrive e i due tecnici ci hanno inciso il loro nome: nella ricca Premier league dei magnati e degli sceicchi, per il “romano de Roma” detto “il Fettina” per via del padre, nella Coppa campioni col Cagliari per Scopigno, venuto dalla piccola Rieti e amante del whisky e del fumo.
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