Molti di quelli che parlano di economia, o autorevoli analisti e politici, dicono che “la crisi è finita”, che il 2015 è stato un anno di ripresa e che sarà sempre meglio. Personalmente, alle chiacchiere ho sempre preferito i fatti: stando in mezzo alla gente e percorrendo le vie della città, parlo con i commercianti e gli operatori economici e anche loro, che vivono tutti i giorni sul campo, dipingono scenari diversi, anzi completamente opposto a ciò che si cerca con ottimismo di far passare.
A mio avviso non è soltanto colpa della crisi intesa in senso stretto, per carità spesso palesata e sentita. Ma di coloro che sull’onda della crisi, abilmente direi, hanno saputo speculare a danno dei lavoratori, tanto da farne un vero e proprio slogan: c’è crisi, dunque si taglia! Ciò sta portando sempre più all’arricchimento dei già ricchi e all’impoverimento del resto della catena economica. C’è da dire che nello scenario, vasto e variegato, del mondo lavorativo, in molti hanno “approfittato” del posto fisso, in molti hanno “approfittato” dei privilegi che la struttura del nostro Paese ha offerto, in molti hanno “approfittato” delle pur giuste conquiste lavorative. Non si può gravare, sia esso pubblico che privato, di “false” malattie o di colpevoli assenze sul posto di lavoro.
Un’azienda, di qualsiasi natura essa si tratti, è fatta di uomini e donne, del loro impegno e della loro dedizione, del loro attaccamento: deve passare più spesso il concetto che l’azienda vive grazie ai lavoratori e non viceversa. Vi auguro, cari lettori, un anno migliore, insieme alle vostre famiglie, e di guardare con occhio solidale al vostro vicino di casa, che vive nelle difficoltà e che si è ritrovato senza lavoro. Facciamo per lui qualcosa, anche se poco. Ma facciamolo. EMILIANO GRILLOTTI