AVVOCATI PENALISTI IN SCIOPERO DAL 30 NOVEMBRE AL 4 DICEMBRE

Avvocati penalisti in sciopero dal 30 novembre al 4 dicembre. È stata indetta anche a Rieti, come nel resto d’Italia, l’astensione collettiva dalle udienze e dall’attività giudiziaria degli avvocati nel settore penale ex lege 146/1990 come modificata dalla legge 83/2000. Gli avvocati, in una nota, comunica che “è stata e sarà assicurata la comunicazione al pubblico della astensione con modalità tali da determinare il minimo disagio per i cittadini, fra l’altro dando tempestiva comunicazione dell’iniziativa mediante pubblicazione sul sito Internet dell’Unione delle Camere Penali Italiane camerepenali.it, mediante comunicazione agli organi di stampa nonché con altri mezzi di comunicazione anche all’interno degli uffici giudiziari (manifesti; volantini etc.)”.

LE MOTIVAZIONI

Occorre passare dallo stato di agitazione, a suo tempo deliberato, ad un segnale di protesta più forte al fine di proclamare in maniera inequivoca il disagio della intera avvocatura penale a fronte della paventata realizzazione di riforme settoriali criticabili, anche in materia di impugnazioni, portate avanti sotto l’impulso di spinte populistiche, quali la riforma della prescrizione che rischia di portare il processo penale verso un inaccettabile allungamento dei suoi tempi, in senso contrario al principio di ragionevole durata dettato dalla nostra Costituzione, ovvero inopinatamente tratte da ipotesi di lavoro efficientistiche ed autoritarie, che incidono pesantemente sulla natura stessa del processo penale, quale quella dell’art. 146 bis att., confliggenti in maniera evidente con i 4 principi costituzionali del giusto processo, e con gli stessi dichiarati propositi di riforma del Governo.

La Politica deve affrontare le riforme del processo penale, con una idea complessiva e forte di processo, con un modello da realizzare. Questo significa porre essenzialmente al centro delle riforme, non solo una idea di Giudice, ma soprattutto una idea di processo che non sia più una macchina palingenetica, ma uno strumento laico di accertamento.

Ciò significa costruire e predisporre nuovi strumenti volti alla decompressione del carico processuale, ma non in un’ottica meramente deflattiva, ma al fine di trovare nuove moderne forme di sanzione e di ricomposizione, e con l’obbiettivo finale di potenziare il dibattimento e il contraddittorio come luogo di composizione democratica di un conflitto, restituendogli pienezza ed efficienza. Nel processo penale non si gioca, infatti, solo la vita dell’imputato, ma la libertà di ogni cittadino.

Occorre pertanto contrastare con assoluta determinazione la possibile estensione dello strumento del “processo a distanza” indistintamente a tutti i processi con detenuti e senza specifica motivazione, tramite la riforma dell’art. 146 bis att. c.p.p. attualmente all’esame del Parlamento.

Occorre intervenire al fine di evitare la spettacolarizzazione dei processi e l’alimentazione dei circuiti mediatici che finiscono per consegnare all’opinione pubblica giudizi preconfezionati, attraverso l’esibizione e la gogna degli arrestati e la diffusione dei materiali di indagine, prima ed al di fuori di qualsivoglia controllo processuale.

Occorre, dunque, segnalare al Governo la necessità di procedere ad una riforma organica del processo penale accelerando la razionalizzazione e la modulazione delle sanzione e realizzando una vera, seria ed estesa depenalizzazione che consenta di riservare al dibattimento la dignità che gli spetta all’interno del “giusto processo”.

Occorre, pertanto, contrastare disegni di riforma volti, anche attraverso la limitazione delle impugnazioni, alla sostanziale vanificazione dell’istituto della prescrizione e la conseguente caduta dell’unico strumento capace di limitare la irragionevole durata dei processi.

Occorre predisporre una seria e radicale riforma del CSM, e scrivere nuove regole che limitino in maniera rigorosa il passaggio dalla magistratura alla politica, e dalla magistratura all’amministrazione, ed operare un profondo riassetto ordinamentale che preveda una separazione della carriera del giudice, da quella dei magistrati requirenti, quale inderogabile presupposto della sua Terzietà.

Occorre provvedere alla razionalizzazione ed alla nuova dislocazione di risorse al fine di rimediare con urgenza alle situazioni di collasso degli Uffici Giudiziari nei quali la mancanza dei minimi supporti organizzativi e materiali finisce con il costituire un gravissimo danno nei confronti di tutti i cittadini ed un inammissibile vulnus allo stesso diritto di difesa ed alla dignità della funzione difensiva.

Foto: web ©

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