Dipendenti della Prefettura di Rieti in agitazione contro l’accorpamento con Viterbo previsto dal governo: lo spiega la Rsu in una nota firmata da Pietro Carbone, Vincenzino Gesmini, Alfonso Micciché e Nicola Meschino.
Continua la mobilitazione dei lavoratori della Prefettura di Rieti che oggi tornano a discutere in assemblea sullo schema di DPR che prevederebbe l’accorpamento della stessa Prefettura di Rieti con La Prefettura di Viterbo.
A più di un mese di distanza dalla diffusione della bozza di DPR contenente il regolamento di riorganizzazione del Ministero dell’Interno, con l’elenco dettagliato delle 23 Prefetture, Questure ed altrettanti Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco da chiudere, permane l’assoluta incertezza e mancanza di chiarezza.
Nessuna risposta in merito alle questioni sollevate dai lavoratori, che attengono alla necessaria presenza dello Stato sul Territorio ai fini della sicurezza, alla difesa dei diritti dei cittadini che devono essere egualmente garantiti su tutto il territorio della Repubblica ed al destino dei lavoratori coinvolti.
Né appaiono rassicuranti le parole del Ministro dell’Interno on. Alfano che, alla Camera dei Deputati, il 7 ottobre 2015 dichiara che si tratta di uno “schema di ragionamento” e non di uno schema di DPR.
L’ impressione è che si stia ragionando male se si crede di riorganizzare i servizi pubblici pensando di smantellare la presenza dello Stato sul territorio.
Non regge nemmeno il richiamo alla spending review, considerato che stiamo parlando di una spesa di circa 190.000 euro annui. A tanto ammontano le spese annualmente sostenute (canone di locazione e spese di funzionamento varie) per il palazzo che ospita la Prefettura di Rieti.
Un considerevole risparmio di risorse potrebbe essere tranquillamente realizzato, per esempio, trasferendo gli uffici della Prefettura (il discorso vale per tutte le Prefetture d’Italia) presso immobili già di proprietà dello Stato.
L’ipotesi di accorpamento con Viterbo non è praticabile, basta avere un minimo di conoscenza dello stato dei collegamenti tra le due province per rendersene conto.
Enormi sarebbero i disagi per i cittadini-utenti che, per fruire dei servizi erogati dalla Prefettura dovrebbero sobbarcarsi l’onere, in termini di tempo e denaro, per recarsi alla sede di Viterbo.
C’è da chiedersi, inoltre, una volta venuta meno la Prefettura, quale sarebbe il destino di tutti gli altri uffici provinciali che insistono sul territorio, non potendo più confluire, a livello di coordinamento, nell’Ufficio Territoriale dello Stato, come previsto dalla riforma Madia.
Vero è, quindi, che in gioco non sono soltanto i destini dei lavoratori coinvolti, ma viene messa in discussione la sopravvivenza della stessa identità territoriale della provincia.
I lavoratori della Prefettura di Rieti, seriamente preoccupati per le evidenti ricadute negative che si verrebbero a determinare nei confronti dei cittadini di tutta la provincia, ribadiscono che lo schema di decreto è sbagliato e deve essere ritirato, in attesa che venga data piena attuazione all’art.8 della riforma Madia, che prevede l’istituzione dell’Ufficio Territoriale dello Stato (UTS).
Tengono alto il livello di guardia e rivolgono un appello alla cittadinanza, a tutte le forze politiche, sociali, imprenditoriali ed agli ordini professionali, per la difesa compatta dei presidi dello Stato e della qualità di vita nel territorio reatino.
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