Erano rimasti celati tra carte del carcere di Rieti di via Terenzio Varrone, ammassati in una cella dell’ultimo piano, dentro l’archivio dell’Istituto di pena poi trasferito presso l’Archivio di Stato di Rieti.
Durante il riordino delle carte i tecnici dell’Archivio di Stato hanno scoperto un registro, fortemente deteriorato che contiene dati inediti su una delle pagine più tragiche della nostra storia recente. Nelle cosiddette fosse reatine furono massacrati dai tedeschi 15 partigiani, alcuni dei quali rimasti tutt’ora non identificati. Essi furono frettolosamente prelevati dal carcere di Santa Scolastica per essere portati e trucidati a Quattro Strade. Nel registro rinvenuto vengono annotati i dati dei prelevati dai tedeschi il quel tragico 9 aprile 1944. Fra tutti – spiega il direttore dell’Archivio di Stato Roberto Lorenzetti – desta impressione la scheda di Giannantonio Pellegrini, il più giovane tra tutti; aveva appena 16 anni ma poco tempo prima di essere trucidato scrisse ai genitori come un consumato partigiano: “Non piangete: non sia mai detto che dei veri Italiani piangano perché il proprio figlio è andato a combattere per la patria!”. Un ragazzo alto 1,86 con gli occhi castani e con una ferita da arma da fuoco alla mano, si annota freddamente nel documento. Fa impressione vedere le impronte digitali di una mano ancora bambina e sotto la sua firma scritta con mano ferma. Il documento è fortemente deteriorato e inizieranno ora i lavori di restauro nel laboratorio di cartotecnica legatoria e restauro dell’Archivio di Stato di Rieti. Di tale documento inedito ne darà conto la dott.ssa Maria Giacinta Balducci sabato prossimo a Cascia durante un’importante convengo interregionale dedicato alla brigata Gramsci da cui provenivano diverse persone trucidate a Rieti. La dott.ssa Balducci sta inoltre lavorando intrecciando i dati con altri documenti e cercando nel rimante fondo archivistico la presenza di altre carte su questo argomento. Foto: AS ©