“Dobbiamo sentire come nostro il grido dei disoccupati, che non mancano neanche qui a Rieti, il grido degli immigrati, degli ammalati, dei carcerati”. È il vescovo dell’ascolto, monsignor Domenico Pompili. È un concetto che ripete più volte durante il discorso di insediamento in Cattedrale. Ascoltiamo, ascoltare, “non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire”. Dice di volere “una guida pastorale fatta di ascolto, di vicinanza, di cammino comune” e afferma di averlo imparato dalla sua famiglia, schierata in prima fila. “Ringrazio i miei genitori: ho imparato ad ascoltare da loro, da quando li sentivo parlare a letto”. Il nuovo vescovo non trattiene le lacrime, in Cattedrale, quando ricorda sua sorella Elisa e suo fratello Marco, entrambi scomparsi negli ultimi mesi. Il lungo applauso di Santa Maria accompagna la sua commozione. Un pensiero anche ai suoi educatori, padre Mario Rosin, a Luigi Belloli “di cui porterò il pastorale”. Un saluto al vescovo uscente Delio Lucarelli e un ringraziamento a Papa Francesco “per la fiducia”. E poi, le nuove sfide: “Ora si comincia qui a Rieti. Sono fiducioso che gli incontri e le cose da fare si moltiplicheranno, qui c’è gente solida che ha a che fare con problemi concreti. Desidero lavorare per crescere insieme”. Foto: Emiliano GRILLOTTI ©