Il consigliere comunale Andrea Sebastiani interviene sull’enciclica di Papa Bergoglio e sulla nota di Pasquale da Cittaducale (leggila).
“Le riflessioni, come sempre puntuali, circostanziati e popolari (di esprimere quello che pensa il popolo) che Pasquale da Cittaducale nella sua rubrica su Rieti Life ha avuto il coraggio di esternare per condividerle con i lettori sul problema dell’immigrazione, partendo dall’ultima enciclica di Papa Francesco, si prestano a piu’ chiavi di lettura.
È notizia di qualche giorno fa della nuova ondata migratoria che si abbatterà sulla nostra citta’ frutto della necessita’ di ridistribuire sul territorio nuclei di rifugiati gia’ presenti sul suolo nazionale, intercettando attraverso una bando di gara cooperative e onlus disposte alla loro ospitalità’. Che a Rieti sono sempre le stesse, alcune già’ inquisite per associazione a delinquere, altre finite sui giornali a fine gennaio per lo scandalo delle precarie condizioni igieniche in cui costringevano a vivere famiglie di rom.
Corpi intermedi che, paradossalmente, da statuto si pongono come soggetti solidaristici (a fronte di lauti compensi) salvo poi non pagare gli stipendi da mesi ai propri dipendenti, costretti a rivolgersi all’Ufficio del Lavoro per vedersi riconoscere i propri diritti.
Qualcuno sa che lo Stato Italiano ha istituito 40 commissioni prefettizie impiegando 215 giorni in media prima di scegliere se chi tocca il suolo italico sia profugo o migrante, rifugiato o irregolare, esaminando 400 richieste d’asilo ogni 24 ore elargendo un forfait di 90 euro al giorno per chi giudica? Di queste 40 solo 22 hanno funzionari a tempo pieno, le altre sono regolate dai calendari dei viceprefetti e dei funzionari che la mattina si occupano di ordine pubblico e il pomeriggio di richieste d’asilo.
Se ci fosse qualcuno di insostituibile nello Stato oggi sono proprio quei prefetti che Renzi vorrebbe abolire e che al contrario andrebbero moltiplicati.
E se qualcuno pensa che questo mastodontico lavoro basti si sbaglia di grosso. Perché’ se una commissione rigetta una richiesta d’asilo il migrante può’ rivolgersi a un tribunale ordinario che prima di un anno non si esprime. A colpi di carta bollata, prima di stabilire se un profugo vada tutelato o meno possono trascorrere anche anche quattro anni e lo Stato può spendere quasi 50 mila euro a migrante tra centri di accoglienza, alloggi e hotel.
Per non parlare del costo dei rappresentanti degli enti locali facenti parte delle commissioni prefettizie. Visto che il nostro diritto ha dato voce ai sindaci italiani in materia di asilo ai quali non è’ sembrato vero che pure da queste commissioni si potesse ritagliare un nuovo incarico, un nuovo stipendio da attribuire. Al costo di quasi 1800 euro al mese.
Quando non debbono fare i conti con le proteste degli ospitati e con problemi di ordine pubblico. Come e’ accaduto a Belluno dove gli immigrati ospiti di una struttura di accoglienza hanno tagliato le gomme delle auto degli incolpevoli volontari perché’ chiedevano pietanze diverse e vestiti nuovi invece di quelli usati offerti dai cittadini oltre alla richiesta che venissero loro consegnati direttamente i 35 euro pubblici assegnati per l’accoglienza.
O a Bibione, Venezia, dove due nuclei familiari, otto adulti e due bambini, in Italia da un anno con lo status di rifugiati, hanno ottenuto il permesso di soggiorno e obbligati a lasciare la struttura di prima accoglienza. Ma hanno prima preteso una sistemazione alternativa, rifiutandola appena messa a disposizione perché dovevano condividere la casa con ospiti cristiani quando invece loro erano di religione musulmana.
Questa sarebbe la politica dell’accoglienza verso il bisognoso? O piuttosto l’assistenzialismo più becero che nasconde interessi economici che vengono spacciati come gesti di solidarieta’. Verso cui si grida allo scandalo quando vedono i cittadini italiani destinatari finali di queste politiche e spacciate come gesti umanitari quando vengono offerti allo “straniero”.
Una situazione gattopardesca che alimenta lo Stato di diritto verso chi non paga tasse, l’Imu, la Tasi, la Tari, abbandonando al loro destino chi è’ nato sul territorio italiano, chi rispetta le leggi e chi per vergogna non si avvicina neanche agli uffici dei servizi sociali”. Foto (archivio) RietiLife ©