(di Matteo Carrozzoni) La Nazionale italiana Wheelchair Rugby Sevens – capitanata dal reatino Roberto Scagnoli, ex giocatore di rugby e già campione di basket in carrozzina, e allenata da Alessandro Turetta, coach del Rieti Rugby – torna in campo e lo fa nuovamente a Fidenza, concedendo la rivincita alla Nazionale inglese, ad un anno di distanza dalla bella vittoria contro una delle squadre più forti del circuito (leggi). L’evento si terrà sabato 30 maggio alle 16:40 al Palapratizzoli di Fidenza, in via Togliatti 42, nell’ ambito della manifestazione Sfidabili, evento di promozione degli sport in carrozzina, organizzato dall’associazione Terzotempo con Lorenzo, che insieme alla famiglia del pilone classe ’74 Lorenzo Fallini, tetraplegico a seguito di un incidente di gioco, si propone di sensibilizzare relativamente alle tematiche legate a sport e disabilità.
Gli azzurri, che oltre allo staff reatino sono gestiti da Antonio Busso, sotto la supervisione del patron francese Wally Salvan, è quanto mai decisa a bissare il successo contro il team della rosa rossa, nonostante le difficoltà logistiche ed organizzative. E’ passato un anno infatti da quando il dirigente federale Francesco Ascione, presente al primo incontro, ha elogiato questo nuovo sport, giocato con la palla ovale, con i passaggi indietro e con i raggruppamenti spontanei ed ordinati ma soprattutto con lo spirito di combattimento, tanto da portare lo stesso Ascione ad affermare: “Questo è rugby”, ma ancora non si è concretizzata alcuna collaborazione con la FIR.
In questo lasso di tempo sono stati raggiunti grossi traguardi, come il riconoscimento da parte del World Rugby che ha incaricato l’International Wheelchair Rugby Federation di sviluppare il Wheelchair Seven, cosa che sta accadendo in tutti i paesi del Six Nations con il supporto delle Federazioni nazionali, tranne in Italia, dove questo sport continua ad esistere grazie al comitato di promozione formato da un piccolo gruppo di appassionati.
“Il problema non sono soltanto i fondi – afferma il torinese Antonio Busso, reduce da numerosi successi nella gestione basket in carrozzina a Torino – perché, anche se quasi sempre insufficienti, riusciamo a trovare sensibilità che ci permettono, tramite piccole sponsorizzazioni, di poter acquistare le maglie o i biglietti del treno per i ragazzi. Il problema vero è la mancanza di un supporto da parte della Federazione che ci permetta di strutturare una forma di comunicazione con le centinaia di club italiani che potrebbero essere reclutatori di nuovi atleti, per poter alimentare una realtà i cui obiettivi sociali sono facilmente comprensibili”. Foto (archivio): RietiLife ©