“Caro direttore, carissimo Emiliano”. A scrivere è Paolo Festuccia, prestigiosa firma reatina del quotidiano La Stampa, che si rivolge a RietiLife per un commento sulla situazione politica attuale del Comune di Rieti. “Ti sono grato se vorrai utilizzare questo mio piccolissimo contributo per il tuo giornale. Ti dico subito che lo mando senza pretese, senza impegni, da cittadino. Un cittadino privato che grazie a Rietilife si documenta da fuori sui piccoli e grandi fatti che riguardano la città. Grazie al tuo giornale, insomma, (in tempo reale) formo la mia modestissima opinione sulle questioni reatine. Più volte al giorno, con attenzione. Dalla politica ai pettegolezzi di Palazzo, fino alle più semplici e alle banali notizie di servizio. Detto questo, grazie alla lettura quotidiana ho appreso che la giunta si appresta a raggiungere metà legislatura e il sindaco ha chiesto ai partiti una rosa di nomi per fare gli assessori. Caro direttore, è talmente curiosa (per me tale notizia) che ho pensato di inviarti queste poche righe. Spero e penso che possano esserti utili. Diversamente ti ringrazio per lo sforzo informativo che fai con la redazione fai. pf”
LE PAROLE DI FESTUCCIA
Caro direttore, ho letto con attenzione in questi giorni la querelle tra le forze politiche presenti in consiglio comunale – che sono espressione dei cittadini – e il sindaco di Rieti Simone Petrangeli. E con la stessa attenzione ho letto anche il titolo di “prima” del tuo giornale, “Petrangeli, ultimatum al Pd: “Amareggiato da voi. Chi vuole fare l’assessore?”. Confesso, forse perché sono distratto, che mai prima ero stato tanto colpito dalle dichiarazioni di Petrangeli come in questo momento. Non mi era mai capitato, dopo l’introduzione dell’elezione diretta del sindaco, di assistere ad una sorta di “questua” politica (mi scuso se l’espressione per taluni può sembrare forte, ma il mio è il semplice giudizio di un privato cittadino) che ha solo l’obiettivo di “tirare avanti”, di tenere in piedi un consiglio comunale che, viste le tensioni, è da tempo inadeguato e inoperoso sul fronte dei veri problemi che riguardano la città.
Ha ragione, dunque, il primo cittadino nel sostenere che “bisogna occuparsi dei cittadini e non dei destini personali” e proprio per questo, dovrebbe scuotere se stesso e chiedere ai cittadini di tornare alle urne. Per mettere fine all’accanimento terapeutico su di un malato, quello del palazzo cittadino che custodisce la vita e i destini della nostra città (che pure avrebbe bisogno di sostegno, che non si è visto in questi anni) che non è solo terribilmente malato ma ormai è in stato di decomposizione.
Peccato, che il sindaco Simone Petrangeli, persona riflessiva, misurata e attenta, non abbia colto queste sensazioni e all’ultimo miglio chieda ancora una rosa di nomi per governare.
Caro Petrangeli, forse anche per una questione di clima (e non solo atmosferico) ma il momento non è proprio propizio per le fioriture.
Le rose di questi giorni sono “spente” e sfioriscono in fretta, appassiate come le promesse di cambiamento. Ci risparmi, allora, per favore questo ennesimo teatrino delle “rose” ai partiti perché ancora bruciano le stimmate dal passato.
In bocca al lupo Sindaco, e come si dice in questi casi, se son rose fioriranno. Paolo Festuccia